I paesi della Nato non intendono inviare rinforzi in Afghanistan e pensano piuttosto a una “exit strategy” che acceleri il trasferimento del controllo della sicurezza dalle forze della coalizione alle autorità afgane. Al termine del vertice di Bratislava, in Slovacchia, in cui si è discusso di una nuova strategia per la guerra contro i talebani e al Qaida, i ministri della Difesa della Nato hanno infatti riconosciuto la necessità di adottare un nuovo approccio, senza tuttavia impegnarsi a inviare altri uomini nel Paese asiatico.
Secondo quanto ha dichiarato il segretario alla Difesa, Robert Gates, «molti alleati hanno parlato bene dell’analisi» svolta nel suo rapporto dal generale Usa Stanley McChrystal, il comandante in capo dell’Isaf, la forza internazionale in Afghanistan. «C’è un largo sostegno di tutti i ministri a questo approccio di contro-insurrezione», ha confermato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. «I ministri riconoscono che per risolvere il problema dell’Afghanistan non basta braccare e uccidere i talebani», ha proseguito Rasmussen.
«Il solo modo per impedire che l’Afghanistan ridiventi un rifugio per i terroristi – ha aggiunto – è quello di rendere questo Paese più forte». Tuttavia, pur condividendo l’analisi del generale McChrystal – il quale ha richiesto al presidente Usa Barack Obama l’invio di robusti rinforzi (tra i duecimila e i quarantamila soldati in aggiunta ai 68mila già dispiegati) – i ministri della Nato hanno preferito non impegnarsi a inviare altri uomini. Olanda e Danimarca hanno detto che vogliono aspettare l’esito del secondo turno delle elezioni presidenziali afgane, in programma il 7 novembre, e vedere anche come Obama risponderà alla richiesta di McChrystal.
Anche Germania e Francia escludono l’invio di rinforzi, mentre il ministro della Difesa italiano Ignazio La Russa, presente a Bratislava, ha confermato l’impegno di tutti gli alleati al fine di accelerare il processo di trasferimento di responsabilità alla leadership afgana. «La condivisione del piano McChrystal è andata oltre le aspettative – ha riferito il ministro della Difesa Ignazio La Russa – Non siamo andati in Afghanistan per restarci, ma per risolvere i problemi e ciò richiede un cambio di mentalità a tutti i livelli. McChrystal non chiede solo più truppe e più mezzi, ma propone un approccio nuovo che insiste sulla necessità di conquistare il cuore e la mente degli afghani».
Per accelerare il processo di “afghanizzazione”, la Nato punta a uno sforzo raddoppiato per la creazione di un esercito nazionale in grado di gestire il territorio e di rispondere in modo autonomo alle minacce. «L’obiettivo è di avere un esercito e un corpo di polizia afghani di quattrocentomila uomini, più del doppio degli attuali», ha detto La Russa, confermando l’impegno dell’Italia per utilizzare fino a un massimo di duecento carabinieri. La Russa ha indicato il mese di febbraio prossimo come snodo possibile per l’avvio della fase che prevede il passaggio dalla fase 3 (la stabilizzazione sul territorio) alla fase 4, vale a dire la cessione progressiva della responsabilità della sicurezza nelle mani delle forze locali.
