ROMA – Dai lefebvriani ai sostenitori della tesi di Antonio Socci secondo cui papa Francesco è un’usurpatore del trono petrino, dai teologi contrari alla riammissione al sacramento della comunione di divorziati fino ai cattolici leghisti, sono molti gli “antipapa” che adorano Vladimir Putin.
Una galassia per lo più di conservatori di destra, ma anche di alcune fronde di una sinistra estrema, unita proprio dall’avversione al pontefice, come spiegano su La Stampa Giacomo Galeazzi e Andrea Tornielli:
La galassia del dissenso a Bergoglio spazia dai lefebvriani che hanno deciso di «attendere un Pontefice tradizionale» per tornare in comunione con Roma, ai cattolici leghisti che contrappongono Francesco al suo predecessore Ratzinger e lanciano la campagna «Il mio papa è Benedetto».
Ci sono gli ultraconservatori della Fondazione Lepanto e i siti web vicini a posizioni sedevacantiste, convinti che abbia ragione lo scrittore cattolico Antonio Socci a sostenere l’invalidità dell’elezione di Bergoglio soltanto perché nel conclave del marzo 2013 una votazione era stata annullata senza essere scrutinata.
Ma anche i cattolici che gravitano intorno ad alcuni giornali online come “La Bussola quotidiana” e “Il Timone”, diretti da Riccardo Cascioli, o al blog “Chiesa e Postconcilio” di Maria Guarini, fino ai siti “Riscossa cristiana” e “Unavox” dello scrittore Alessandro Gnocchi, che parla di “gestione brutale del potere” e di “mondanizzazione della Chiesa” da parte di papa Francesco: “Uno svilimento della fede così capillare non si è mai visto”, scrive.
Ad unire tutte queste realtà cattoliche anti-Papa, spiega alla Stampa il sociologo Massimo Introvigne, direttore del Cesnur (il Centro studi sulle nuove religioni), è
“l’idealizzazione mitica del presidente russo Vladimir Putin, presentato come il leader “buono” da contrapporre al Papa leader “cattivo”, per le sue posizioni in materia di omosessuali, musulmani e immigrati. Con il dissenso anti-Francesco collaborano fondazioni russe legatissime a Putin”.
Un apprezzamento per il capo del Cremlino che del resto accomuna figure di spicco della destra xeonofoba europea come Marine Le Pen e il suo Front National e il leghista Matteo Salvini, che ha lanciato le magliette con lo slogan “Il mio papa è Benedetto VI”.
La componente geopolitica di questo dissenso è visibile, del resto, anche per quanto riguarda la Cina: papa Francesco, sottolinea Agostino Giovagnoli, ordinario di Storia contemporanea all’Università Cattolica ed esperto di dialogo con la Cina, è più interessato alla difesa della libertà religiosa che all’unità della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare. E questo ai cattolici intransigenti non piace. Mentre un capo di Stato come Putin, che ha preso sotto la sua ala la Chiesa ortodossa del patriarca Kirill e promuove leggi nel solco della tradizione più conservatrice, dalle leggi anti-immigrazione a quelle chiaramente omofobe. Leggi che trovano negli avversari di papa Bergoglio vivaci e tenaci sostenitori.