L’immigrazione ”avviene spesso in condizioni drammatiche”, ”forzata da guerre e persecuzioni”. Anche per i cristiani, ancora oggi costretti a migrare, a fuggire, a lasciare la terra ”in cui sono vissuti i loro avi”. Nella giornata mondiale dedicata ai migranti e ai rifugiati, Benedetto XVI rivolge la sua attenzione ”ai tanti uomini e donne, alle tante famiglie, che lasciano il proprio Paese in cerca di migliori condizioni di vita”.
La loro, spiega il Papa, non sempre è una scelta volontaria, in tante occasioni è l’unico modo per sfuggire a violenze e attacchi. Una realtà che anche le comunità cristiane conoscono in certe parti del mondo. ”La Chiesa – ha detto Benedetto XVI – da sempre, vive al proprio interno l’esperienza della migrazione. Talvolta, purtroppo, i cristiani si sentono costretti a lasciare, con sofferenza, la loro terra”.
Le parole del Papa cadono in un momento particolarmente delicato. Nelle ultime settimane ci sono state vittime e attacchi alle chiese in Egitto, in Iraq, in Nigeria – solo per citare i casi più recenti. Uno egli episodi più gravi, l’attentato contro i cristiani copti ad Alessandria d’Egitto, poco più di due settimane fa, il 31 dicembre, in cui morirono 21 persone.
Circa un anno fa, il 7 gennaio 2010, c’era stato un episodio analogo a Naga Hammadi, nell’Alto Egitto: all’uscita della messa del Natale copto sette persone vennero uccise in una sparatoria. Proprio oggi uno degli autori di quella strage è stato condannato a morte da un tribunale locale. E’ anche per sfuggire a queste persecuzioni, come ha ricordato oggi il Papa, che tanti cristiani sono costretti a fuggire, a diventare immigrati.
A loro e tutti coloro che, per motivi diversi, devono lasciare il proprio paese d’origine, spesso con mezzi di fortuna, a rischio della vita, è dedicata la Giornata del migrante. Quest’anno è stata scelta Genova per le manifestazioni centrali legate a quest’appuntamento. Dal capoluogo ligure ha parlato il presidente della Cei e arcivescovo della città, cardinale Angelo Bagnasco. ”Riconoscere il diritto di emigrare è uno dei segni della fraternitàcristiana”, ha detto.
E se è vero che ”gli Stati hanno il diritto di regolare i flussi migratori e di difendere le proprie frontiere”, questo deve avvenire ”assicurando il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana”. L’unica chiave per affrontare il fenomeno immigrazione e’ ”il dialogo, strumento e metodo di fraternita’ ”. Il ”dialogo della vita”, ha sottolineato Bagnasco, e ”il dialogo dell’azione, nel quale i cristiani e gli altri credenti collaborano per lo sviluppo integrale dei singoli e dei popoli”.