
Una vittoria a metà per il presidente uscente Luiz Inacio Lula da Silva, e per la sua candidata Dilma Rousseff: con questo risultato si sono chiuse le elezioni in Brasile.
La protetta del capo di Stato con il maggior gradimento della storia del Paese (l’85 per cento alla fine del suo secondo e ultimo mandato concesso dalla Costituzione ) dovrà così riaffrontare gli altri candidati al ballottaggio il prossimo 31 ottobre.
La sessantaduenne ex guerrigliera Rousseff ha portato a casa il 47 per cento delle preferenze, seguita dal socialdemocratico José Serra, che ha ottenuto il 33 per cento. Ma la vera rivelazione di queste elezioni è la verde Marina Silva, che ha conquistato a sorpresa il 19,5 per cento dei voti, circa sei punti in più di quanto pronosticato dai sondaggi.
Per il Partito dei lavoratori di Lula, quanto accaduto domenica alle urne è un brutto colpo, visto che il partito fondato dal presidente-operaio nel 1980 era chiaramente ottimista, e contava con far diventare la Rousseff prima presidente mulher (donna) del Brasile.
Nel calo dei consensi verso la Rousseff sembra aver pesato proprio l’ottima prestazione elettorale della Silva, uscita due anni fa dallo steso Pt di Lula, che ha focalizzato su di sé il favore, oltre che degli ambientalisti, anche della comunità evangelica di cui fa parte.
Un’altra sorpresa di queste consultazioni è l’ampio consenso raggiunto dal clown Tiririca, amatissimo pagliaccio delle tv brasiliane, che ha ottenuto più di 1,3 milioni di preferenze, pari a circa il 6 per cento, al termine di una campagna basata sulla denigrazione della politica.
Il voto brasiliano avrà effetti anche sul caso Battisti, l’ex terrorista in carcere a Papuda in attesa di estradizione. Dilma Rousseff ha si è già detto pronta a riconsegnarlo all’Italia. Ma è più probabile che decida il presidente uscente, in carica fino al 31 dicembre.
