Marina Silva era un mito prima di essere scelta come candidato alle elezioni presidenziali per il Partido Verde brasiliano: la più famosa ambientalista del Paese, scelta dal presidente Lula come ministro dell’Ambiente e uscita sbattendo la porta perché il primo governo di sinistra della storia brasiliana faceva troppe concessioni all’agribusiness e troppo poco per l’ambiente.
Negli ultimi sondaggi alla vigilia del voto, Marina Silva ha il 14 per cento delle preferenze: troppo poco per aspirare all’elezione, ma abbastanza per diventare l’ago della bilancia in caso di secondo turno. Se la candidata del Partido dos Trabalhadores (PT), Dilma Rousseff, non dovesse ottenere al primo turno la maggioranza assoluta per diventare presidente, la candidata verde potrebbe negoziare la sua fetta di voti per entrare nel prossimo governo del PT o invece appoggiare il socialdemocratico Josè Serra e ridargli non poche chance di essere eletto al secondo turno.
Difficile immaginare nella stessa compagine le due donne con le personalità più forti della politica brasiliana: quando Dilma era capo gabinetto di Lula e Marina era ministro dell’Ambiente, gli scontri erano spesso memorabili. Più facile pensare che il Partido Verde passi ad appoggiare Serra, e che anzi rappresenti un elemento di sinistra per controbilanciare l’appoggio da destra del partito liberale Dem a Serra.
Marina Silva è nata nel 1958 a Rio Branco, nello Stato amazzonico dell’Acre, in una famiglia poverissima con undici figli. Analfabeta fino a 15 anni, comincia a lavorare come collaboratrice domestica. Più tardi diventa sindacalista e si impegna nella causa ambientale, fino a diventare la più stretta collaboratrice di Chico Mendes, fondatore del movimento dei ”seringueiros”, i raccoglitori di caucciù dell’Amazzonia. Quando Mendes è assassinato da grandi possidenti, Marina ne rileva la lotta e il titolo di ambientalista più famosa del Brasile.
Nel 2007, riceve il premio “Champions of the Earth” dell’Onu. Popolarissima, nel 1990 è la deputata piùvotata del Brasile, e di nuovo nel 1994 e’ eletta senatrice per il PT con il maggior numero di voti del Paese. Nel 2003, Lula la chiama per il dicastero dell’Ambiente, dove accumula un’infinità di nemici, al governo, al Congresso e in Amazzonia. Finisce per dimettersi perche’ perde il braccio di ferro con la ”dama di ferro” Rousseff.
