PECHINO, CINA – I giornalisti occidentali in Cina non sono mai stati considerati benvenuti, ma dalle Olimpiadi di Pechino nel 2008 il loro trattamento era leggermente migliorato.
In quell’occasione il primo ministro Wen Jiabao decretò per esempio che essi potevano condurre interviste senza dover ottenere il permesso governativo.
Poi è arrivata l’onda d’urto dei sommovimenti in Medio Oriente e la musica è cambiata. Da un giorno all’altro i giornalisti stranieri vengono pedinati e detenuti come i dissidenti politici, anche se non con la stessa brutalità .
Domenica una dozzina di giornalisti europei e giapponesi a Shanghai sono stati condotti in una sorta di bunker sotterraneo e trattenuti per due ore perchè avevano cercato di monitorare le risposte ad una esortazione alla popolazione da un sito internet anonimo affichè compissero ”una passeggiata di protesta” contro il governo all’esterno del Cinema Pace, vicino alla Piazza del Popolo.
A Pechino, sabato notte un gruppo di poliziotti in borghese ha a lungo stazionato davanti alla casa di un corrispondente americano che la settimana precedente era stato duramente picchiato da agenti del servizio sicurezza perchè come i suoi colleghi di Shanghai cercava di controllare le risposte all’appello via internet.
Durante il weekend almeno una dozzina di giornalisti e fotografi sono stati visitati dalla polizia, che li ha avvertiti di ”non causare problemi” o, come ha detto un ufficiale, di non cercare di ”rovesciare il partito comunista”. Tra i giornalisti visitati c’erano corrispondenti e fotografi del New York Times, dell’Associated Press, della Cnn, della Nbc e di Bloomberg News.
L’intimidazione dei giornalisti stranieri è un notevole cambiamento da parte delle autorità cinesi rispetto al periodo seguito alle Olimpiadi e un chiaro segno della determinazione governativa nello scongiurare rivolte anti-governative come quelle che hanno sconvolto il Nord Africa e il Medio Oriente negli ultimi due mesi.
Anonimi messaggi in cinese su internet hanno esortato la popolazione a mostrare il loro malcontento verso il governo tramite ”passeggiate” alle 2 del pomeriggio in prossimità di luoghi frequentati a Pechino, Shanghai ed altre dozzine di città . Ma l’efficiente apparato di sicurezza ha impedito che alcuna forma di protesta avesse luogo.
Che la ”luna di miele” tra governo centrale e giornalisti stranieri sia finita dieci giorni orsono lo ha detto a chiare lettere un portavoce del ministero degli Esteri, il quale li ha avvertiti che non potevano più avvalersi come ”scudo” della liberalizzazzione avvenuta in occasione delle Olimpiadi.
