In una rara sortita pubblica, il leader nordcoreano Kim Jong-il ha rilanciato la promessa di migliorare la situazione alimentare del suo popolo, superando il sostentamento basato sul mais in favore di prodotti come «riso, pane e tagliolini».
«Sono profondamente amareggiato dal fatto che la nostra gente viva ancora di mais – ha dichiarato il leader comunista in un intervento pubblicato dal quotidiano di Stato ‘Rodong Sinmun’ – Il mio compito adesso è dare al popolo riso bianco, pane e tagliolini in quantità generosa».
I commenti di Kim, di cui non sono stati divulgati ulteriori dettagli, confermano il fallimento della politica alimentare del regime, che ad oggi non è ancora riuscito a raggiungere standard di vita sufficienti per i suoi 24 milioni di abitanti.
Il mese scorso, oltretutto, il ‘caro leader’ si era lasciato andare ad analoghe esternazioni, dichiarando che «zuppe di carne e riso bianco» restano ancora un sogno per la maggior parte della popolazione nordcoreana. L’emergenza alimentare ancora in atto in Corea del Nord ha avuto origine dalla grande carestia del 1995-1998, che ha causato circa tre milioni di morti in seguito a eccezionali inondazioni e al collasso dell’Unione Sovietica, fino a quel momento tra i principali sostenitori economici del regime nordcoreano.
In passato la Corea del Sud è stata tra i primi fornitori di aiuti economici ed alimentari al Nord, prima della brusca frenata decisa nel 2008 dall’amministrazione conservatrice di Lee Myung-bak: il presidente sudcoreano ha ribadito oggi che non possono esistere ‘prezzi’ (come gli incentivi degli anni scorsi) da pagare al regime di Pyongyang per organizzare un vertice bilaterale e tornare al dialogo.
