WASHINGTON – Una ‘cyberguerra’ è ora il pericolo più grande secondo l’America, tanto che il presidente Barack Obama ha dato ordine di creare un ‘cyber commando’, al cui capo è stato posto il generale Keith Alexander, già direttore della National Security Agency. Parlando al Congresso americano il generale Alexander ha dichiarato: “non possiamo permettere che il cyberspazio diventi un santuario che potenziali e reali avversari possano usare contro di noi ed i nostri alleati. Questo non è un pericolo ipotetico”.
La Commissione trilaterale, che riunisce esponenti politici ed economici non americani, ma anche europei ed asiatici, è stata dunque messa all’erta dal generale, che ha sottolineato come “internet garantisce alle nostre società opportunità straordinarie di crescita e sviluppo, ma le espone anche a rischi molto seri”. Eventualità, quella di un attacco informatico, sollevata anche in una recente summit Nato a Lisbona, in cui si è discussa “l’ipotesi di ricorrere all’articolo 5 della Carta atlantica sull’autodifesa collettiva in caso di attacco cybernetico”.
Se in sede Nato i dubbi su tale provvedimento non sono mancati, è bastato prospettare “lo scenario di un totale black-out elettrico e finanziario della durata di 60 giorni in un singolo paese”, affinché tutte le obiezioni cadessero. Inoltre il pericolo, secondo il generale Alexander, è vicino: l’attacco “potrebbe avvenire in un periodo compreso fra i prossimi 12 e 36 mesi”.
Naturale è apparsa la necessità di definire i settori della vita civile più vulnerabili ad un attacco da parte di hacker: “C’è una scala di vulnerabilità, il settore più protetto è quello delle Borse finanziarie, mentre ad essere più esposta è la rete elettrica”, rete che in paesi come l’America, l’Europa e il Giappone è stata creata senza sistemi di protezione in caso di attacco informatico. Le preoccupazioni per la rete elettrica sono state condivise in particolare dall’ex direttore nazionale dell’intelligence americana Dennis Blair, e da David DeWalt, ceo dell’azienda informatica californiana produttrice dell’antivirus McAfee.
Dewalt ha infatti sottolineato come “per avere un’idea delle minacce con cui ci troviamo a combattere bisogna guardare ai numero, ogni anno vengono creati 48 milioni di infezioni informatiche, ad un ritmo di 55 mila al giorno, e ogni mese vengono messi online 2 milioni di siti per diffondere tali infezioni”.
In questo contesto appare sempre più necessaria l’esigenza di un coordinamento normativo fra Stati, singole aziende e organizzazioni internazionali che impedisca agli hacker di avere accesso a spazi web in cui creare virus e da cui lanciare cyberattacchi. Individuati quindi i possibili obiettivi e alla ricerca di un’efficacie difesa, ciò che manca è ora un nemico da combattere o un alleato di cui sospettare: Cina e Russia i più sospettati, sebbene nessuno lo ammetta apertamente.
