IL CAIRO, EGITTO – Dopo la caduta del presidente Hosni Mubarak sono i militari a governare l’Egitto. Ma non solo. Le loro divisioni gestiscono centri diurni di assistenza e località balneari, fabbricano televisori, jeep, lavatrici, mobilio, producono olio d’oliva e perfino acqua minerale in bottiglia cui hanno dato il nome di Safi, la figlia di un generale.
Su tutta questa vasta gamma di attività i militari non pagano tasse, come operai utilizzano soldati di leva, acquistano terreni dello stato a prezzi favorevoli e il pubblico e il parlamento non vengono informati su nulla di tutto ciò.
Stando alla guida del governo, secondo studiosi, economisti e gruppi di uomini di affari, i militari hanno già cominciato a prendere iniziative per proteggere la loro economia privata, scoraggiando cambiamenti che a giudizio di molti sono cruciali per fare dell’Egitto un Paese stabile e prospero.
”Proteggere i loro affari da indagini e inchieste per i militari è un imperativo”, osserva Robert Springborg, esperto di affari egiziani alla Naval Postgraduate School di Monterey, California. ”E questo significa che sul loro operato non ptrà esserci nessun tipo di sorveglianza da parte dei civili”.
Il maresciallo Mohamed Hussein Tantawi, ministro della Difesa e della produzione militare, che capeggia il gruppo di ufficiali al governo dell’Egitto, convinto sostenitore del controllo governativo dei prezzi e della produzione, ha tenacemente contrastato iniziative dirette a liberalizzare l’economia.
E si cominciano anche a scorgere segnali secondo cui i militari stanno eliminando dal gabinetto governativo e dal partito di governo tutti coloro che sono a favore di un’economia di mercato, per esempio privatizzando aziende statali e riducendo le barriere commerciali.
Tra questi sono stati allontanati l’ex-ministro delle Finanze Youssef Boutros-Ghali e l’ex-ministro del Commercio Rachid Mohamed Rachid (accusato di corruzione), molto stimati a livello internazionale. In tutta la sua carriera Rachid non era mai stato accusato di corruzione e gli addebiti a suo carico hanno suscitato stupore e incredulità .
Analisti occidentali stimano che l’impero industriale dei militari rappresenta un terzo dell’economia egiziana, e, secondo gli economisti, allo scopo di proteggerlo impediranno che prosegua la transizione dall’economia di stato – instaurata dal presidente Gamal Abdel Nasser – all’economia di mercato avviata da Mubarak.
Inoltre, il potere dei militari nel governare il Paese è, al momento, senza controlli. I generali non hanno incluso civili nel governo transitorio, e godono di tale prestigio per aver contribuito alla caduta di Mubarak che anche l’opposizione non li critica che timidamente.
Chi avanza critiche sono invece le associazioni per la tutela dei diritti umani, secondo cui è provato che nelle ultime tre settimane i militari hanno fatto ”sparire” dozzine di persone e altre dodici sono state torturate, come ai tempi di Mubarak.
Ala luce di questi fatti, tali associazioni affermano che il proseguimento di questi abusi da parte dei generali pone seri interrogativi sulla loro capacità , e volontà , di condurre l’Egitto alla democrazia.
