IL CAIRO – A due mesi dalla fine del regime trentennale di Hosni Mubarak, la piazza epicentro della rivolta si è riempita di centinaia di migliaia di manifestanti, che a gran voce hanno chiesto che l’ex rais, la sua famiglia e il suo entourage vengano processati. In migliaia hanno sfilato anche nella seconda città d’Egitto, Alessandria, con le stesse rivendicazioni. Nella giornata ‘del processo ed della purificazione’, la piazza, dove ormai da due mesi ogni venerdì si tengono manifestazioni e sit in, si è riempita al punto da fare dire a vari siti internet che è stata superata la quota fatidica di un milione di partecipanti, obiettivo degli organizzatori, ai quali si sono uniti questa volta ufficialmente anche i Fratelli musulmani.
Fra slogan contro il maresciallo Hussein Tantatwi, capo del consiglio supremo delle forze armate, che di fatto governa il paese dall’11 febbraio, quando Mubarak ha lasciato il potere, i manifestanti hanno anche inscenato un processo popolare, con giurati e testimoni, mentre la piazza veniva sorvolata da un elicottero militare e si vedevano cartelli con l’immagine di Mubarak come Ali Baba dei quaranta ladroni. Al centro del palco sul quale si è tenuto il processo popolare, con la madre di Khaled Said, il giovane di Alessandria torturato a morte dalla polizia, la cui figura e’ stata d’ ispirazione agli attivisti e ai blogger nella prima fase della rivolta anti Mubarak. Mentre i manifestanti gridavano ”assassino” contro l’ex rais, la donna ha accusato l’ex presidente e gli uomini forti del passato regime di essere responsabili della morte del figlio e di averne infangato la memoria presentandolo all’opinione pubblica come un criminale.
Sul palco, riferiscono vari siti, è anche salito un gruppo di sottoufficiali dell’esercito per unirsi alle richieste dei manifestanti, anche se le forze armate stanno lavorando, riferisce l’agenza Mena, per verificare se gli uomini in divisa siano realmente militari. La principale accusa mossa al consiglio supremo e al suo capo è di non spingere abbastanza per portare a giudizio Mubarak, che rimane agli arresti domiciliari nella sua villa di Sharm el Sheikh, e il suo entourage. Questa settimana è venuto un primo segnale quando l’apposito organismo antifrode egiziano ha convocato l’ex potente capo di gabinetto di Mubarak, Zakariya Azmi, facendo sapere che interroghera’ la prossima settimana il figlio minore dell’ex rais, Gamal. Ma questi primi passi non bastano alla piazza, dove è stato issato uno striscione con la scritta ”Tantawi sbrigati, il rapporto fra te e il popolo dipende dalla famiglia Mubarak”. Anche il predicatore che ha condotto la preghiera del venerdì, Safwat Hegazy, ha attaccato la lentezza con la quale si sta muovendo la giustizia nei confronti di Mubarak. ”Andremo avanti fino a quando le nostre richieste non saranno soddisfatte. Il regime e’ responsabile delle centinaia di martiri. Se non succede niente andremo noi a Sharm”, ha minacciato durante la preghiera.