Fidel Castro ha criticato Mahmoud Ahmadinejad esortandolo a smetterla di negare l’Olocausto e a diffamare gli ebrei. In una lunga intervista con Jeffrey Goldberg, della rivista americana “The Atlantic”, il “lider maximo” ha sottolineato che gli ebrei ”vengono diffamati da oltre duemila anni”.
”Credo che nessuno al mondo – ha osservato Castro – abbia ricevuto lo stesso trattamento riservato agli ebrei. Sono stati attaccati molto più che i musulmani. Sono stati sempre accusati di tutto. Nessuno ha mai addebitato ai musulmani ogni male. Gli ebrei hanno vissuto un’esistenza molto più difficile di qualunque altro. Non c’è niente a confronto dell’Olocausto”. Secondo il padre della rivoluzione cubana, 84 anni appena compiuti, il governo di Teheran servirebbe meglio la causa della pace riconoscendo ”l’unicità” della storia di Israele e provando a capire meglio perché Israele teme per la sua sopravvivenza.
Castro ha quindi raccontato come da piccolo ha scoperto il concetto dell’antisemitismo: ”Avevo 5 o 6 anni ed era venerdì santo. Quel giorno sentivo dire che Gesù era morto e che ad ucciderlo erano stati gli ebrei. Pensate quanta era l’ignoranza popolare”. L’Iran dovrebbe capire, ha proseguito Castro, che il popolo ebraico ”è stato cacciato dalla sua terra e perseguitato in modo terribile in tutto il mondo per oltre 2000 anni. Sono sopravvissuti grazie alla loro cultura e alla loro religione, due elementi che hanno tenuto loro insieme, uniti come una nazione”.
All’intervistatore che gli ha chiesto se ripeterebbe lo stesso concetto anche al leader iraniano, Castro ha risposto laconico: ”Ti sto dicendo queste cose perché tu le possa scrivere”. Quindi, incalzato dalle domande, torna sul passato. E inaspettatamente fa una sorta di marcia indietro sulla vicenda della crisi con gli Usa nei primi anni ’60, quando l’istallazione di alcuni missili russi puntati sugli Usa fece sfiorare al mondo una guerra nucleare: ”Dopo aver visto quello che ho visto e sapendo quello che so ora posso dire che non ne valeva la pena…”.