Mentre dal Canada i Grandi del Pianeta pensano alle ricette per la ripresa, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) avverte: il costo di politiche poco coordinate potrebbe essere salato e pari a 30 milioni di posti di lavoro e 4.000 miliardi di dollari in termini di perdite di produzione economica in 5 anni.
L’allarme dell’Fmi arriva proprio ad hoc per il G20 di Toronto – e prima il G8 in programma da stasera – che nel week end vedra’ seduti intorno al tavolo i grandi della terra che rappresentano il 90% del pil mondiale.
Le posizioni dei Grandi del pianeta però sembrano comunque essere diverse: da un lato l’America di Obama chechiede piu’ stimoli all’economia, anche in vista della riduzione del debito, e dall’altro l’Europa, soprattutto la Germania della Merkel e la Francia di Sarkozy, che puntano piu’ sul risanamento dei bilanci ed il consolidamento dei conti con in tasca politiche di austerity. L’agire con determinazione – in modo coordinato e collettivo – per una crescita resta in ogni caso il leit motive della riunione.
Obama ha deciso di farsi trascinatore dei big del mondo verso la ripresa: il G8 e il G20 devono andare avanti sulla strada delle riforme e far ripartire la crescita. Questo il diktat del presidente Usa che ha promosso anche la riforma di Wall Street come quella che “rendera’ il sistema piu’ trasparente”, dopo l’accordo raggiunto fra i rappresentanti di Camera e Senato sulla versione definitiva del provvedimento. Da ora in poi le “societa’ di Wall Street dovranno “giocare secondo le regole”, ha avvertito Obama, perché “la crescita economica dipende da un sistema finanziario piu’ robusto”.
La riforma del sistema finanziario ”rendera’ piu’ forte la nostra economia”, ha osservato Obama. “Il 90% di quello che avevo proposto e’ stato approvato”. ”Abbiamo tutti visto quello che accade in presenza di un’adeguata supervisione e di un trasparenza insufficiente a Wall Street”: la riforma ”rendera’ Wall Street piu’ responsabile e aiutera’ a prevenire il ripetersi di una crisi dalla quale stiamo ancora uscendo”. ‘Abbiamo bisogno di sforzi coordinati per rafforzare ripresa, il sistema finanziario e l’economia. Dobbiamo agire insieme”, ha aggiunto Obama, precisando che il G20 lavorera’ per promuovere la crescita economica in un contesto in cui ogni Paese possa seguire un percorso sostenibile per i propri conti pubblici. Al G20 Obama si presenta cosi’ con un importante passo in avanti sulle nuove regole per il sistema finanziario: un accordo che gli consentira’ di premere con maggiore forza sui suoi partner. La revisione al ribasso del pil americano nel primo trimestre 2010 offre anche al leader della Casa Bianca la possibilita’ di perorare la propria causa, ovvero quella di non ritirare troppo presto gli stimoli all’economia.
Il premier inglese David Cameron ha fatto il suo debutto sulla scena internazionale all’insegna dello scetticismo sull’utilita’ dei Grandi vertici – soprattutto sul G8 che rischia di soffrire di un problema di ”credibilita”’ . Cameron e’ determinato sulla linea dell’austerity e del risanamento dei conti come quella intrapresa dal suo governo.
L’ approccio del nuovo inquilino di Downing Street segna cosi’ una netta rottura con il passato. Un passato che ha visto, prima Tony Blair, poi Gordon Brown, attori indiscussi della scena internazionale dando, spesso, a Londra il ruolo di protagonista nei vertici. Conservatore, Cameron – da circa un mese alla guida di un esecutivo frutto della coalizione con i liberal democratici – pur affidando maggiore peso agli accordi bilaterali, soprattutto nel commercio, riconosce comunque al G20 un ruolo ”nell’economia globale”. Ma appare assai piu’ scettico e distante dal formato a ‘otto’. A cominciare dal dossier aiuti al centro del G8. ”C’e’ una questione di credibilita’ sulle promesse fatte”, ha tenuto a precisare.
