L’economia britannica si trova in uno stato peggiore di quanto si fosse pensato in precedenza, e i tagli, quando arriveranno, saranno “dolorosi”. A dare l’allarme è David Cameron, primo ministro del Regno Unito.
Cameron, in un’intervista rilasciata al Sunday Times, è tornato a battere sul tasto “dell’enorme debito pubblico con cui abbiamo a che fare”.
Allo stesso tempo, però, il vicepremier Nick Clegg, leader dei Liberaldemocratici, ha lanciato segnali distensivi: niente tagli selvaggi come al tempo della Thatcher.
“Se non facciamo qualcosa – ha spiegato Cameron – finiremo per pagare degli interessi sul debito di 50, 60, 70 miliardi di sterline. Sono cifre pazzesche, più di quanto spendiamo per l’istruzione dei nostri figli o per la difesa della nazione. Incrociare le dita, attendere la crescita e sperare che il debito semplicemente sparisca non è una risposta”.
Cameron ha poi attaccato le previsioni per la crescita economica – il 3 per cento nel 2011 – stilate dal governo laburista: “Non ci sarà nessun trampolino per la ripresa”, ha detto.
Quindi ha prescritto la medicina. “Bisogna affrontare i conti dello stato sociale, del settore pubblico e la dimensione della burocrazia accumulata in questi anni”.
Proprio su questo punto Clegg, a colloquio con l’Observer, ha dispensato la sua dose di ‘zucchero’. “Responsabilità nella spesa – ha detto – non significa tornare agli anni Ottanta: noi faremo le cose diversamente, non permetteremo il ritorno delle differenze tra nord e sud del Paese”.
Il laeder lib-dem ha poi ricordato che alcuni dei pacchetti di riduzione della spesa pubblica più rigorosi sono stati recentemente portati avanti da governi di “centro-sinistra” come i “socialdemocratici in Svezia, l’amministrazione di Clinton negli Stati uniti e i liberali in Canada”.
