Joseph Paul Goebbels (Rheydt, 29 ottobre 1897 – Berlino, 1º maggio 1945) fu uno dei più importanti gerarchi nazisti, Gauleiter di Berlino dal 1926 al 1945, Ministro della Propaganda nel Terzo Reich dal 1933 al 1945, Ministro plenipotenziario per la mobilizzazione alla guerra totale dall’aprile 1945, generale della Wehrmacht con l’incarico della difesa di Berlino dall’aprile del 1945, e, dopo il suicidio di Hitler, (30 aprile 1945), per quasi due giorni, Cancelliere del Reich.
Essendo laureato in filosofia e letteratura, e comunque una delle persone più colte tra i nazionalsocialisti del Terzo Reich[1], furono in molti (tra cui lo stesso Führer Adolf Hitler) a chiamare il Ministro Herr Doktor (cioè Dottore)[2]. Le sue tecniche di propaganda furono uno dei fattori che consentirono al Partito Nazista l’ascesa al potere in Germania nel 1933.
Goebbels assunse il controllo totale di ogni ramo dell’informazione e della vita culturale e sociale tedesca (stampa, cinema, teatro, radio, sport), ovunque applicando con rigore i principi della “morale nazista” e divenendo così il vero e proprio “dittatore della cultura” del Terzo Reich.
Fu il principale artefice delle campagne di “arianizzazione” rivolte contro l’«arte degenerata» e la «scienza ebraica, massonica e bolscevica» che costrinsero all’esilio centinaia di artisti e scienziati, ebrei e non. Rimangono famosi i roghi di libri che egli organizzò a Berlino istigando gli studenti nazionalsocialisti a perlustrare e saccheggiare le biblioteche alla ricerca di opere proibite dal regime.
Durante la guerra, e specialmente dopo i primi rovesci al fronte che resero critica la situazione della Germania, l’abile opera di propaganda portata avanti da Goebbels con perizia e fanatismo riuscì in buona parte a convincere il popolo tedesco ad accettare i sempre più numerosi sacrifici che gli erano imposti. Egli applicò un modo di fare propaganda all’epoca ritenuto molto efficace e derivato dalle teorie del Behaviourismo, basato sulla continua ripetizione di notizie parziali o palesemente false rigidamente controllate dal vertice: il futuro «radioso» della Germania, il pericolo delle «orde asiatiche» che non avrebbero avuto pietà della Germania, la crudeltà degli alleati che chiedevano una «resa incondizionata», le «armi miracolose» sono solo alcuni dei temi utilizzati che contribuirono ad alimentare la resistenza quando l’esito della guerra, dopo gli iniziali successi, era già compromesso e ad allontanare l’ora della disfatta.
I dettagli delle ultime ore e della morte di Goebbels, di sua moglie e dei loro sei figli (vedi famiglia Goebbels) sono ancor oggi in parte non completamente chiariti.
La sera del 1º maggio, alle ore 20, la signora Goebbels insieme ad un medico delle SS, Helmut Kunz, narcotizzò i suoi figli con della morfina. Una volta addormentati Magda Goebbels (forse con l’aiuto del dottor Ludwig Stumpfegger), li uccise rompendo dentro la loro bocca una capsula di cianuro, potentissimo veleno.
Poi Goebbels, secondo la ricostruzione fatta da alcuni storici, sparò alla moglie rivolgendo quindi l’arma verso di sé; secondo altri studiosi, invece, egli e la moglie, date disposizioni per la cremazione dei loro corpi, si sarebbero fatti uccidere con due colpi alla nuca esplosi da un attendente. Di fatto, quando i loro corpi vennero ritrovati dai sovietici erano carbonizzati a tal punto da non poter discernere la verità.
