
CHICAGO, STATI UNITI – Gli indignati americani tornano alla ribalta e puntano dritti al cuore dell’economia globale. ”Si cercano 50.000 persone per occupare il vertice del G8 che si terra’ il prossimo mese di maggio a Chicago”: l’annuncio, partito dalla rivista anti-consumista di Vancouver Adbusters (considerato il giornale del movimento), parla chiaro.
Gli attivisti per la prima volta si preparano a scendere in campo in occasione di un vertice internazionale e puntano a colpire il summit durante il quale si danno appuntamento le sette potenze piu’ ricche del mondo e la Russia.
Se le loro richieste non verranno soddisfatte gli indignati giurano di essere pronti a dare vita ad ”un nuovo sessantotto’, quando cioè i pacifisti che si battevano contro la guerra in Vietnam e le cariche della polizia rovinarono drammaticamente la festa ai democratici riuniti per la loro convention, proprio a Chicago.
Gli indignati si raduneranno nella metropoli dell’Illinois con tende, cucine da campo e barricate. E ”se non ci ascoltano – minacciano – occuperemo le strade, la sede della Borsa, i campus universitari e i quartier generali delle societa’. Come successe nel 1968”, minacciano. Il richiamo agli scontri nella citta’ dell’Illinois 43 anni fa e’ davvero molto forte. Tanto che nell’annuncio di Adbusters compare l’immagine di un poliziotto che picchia un manifestante inerme con la didascalia: “Nella tradizione dei Chicago Eight”.
I ‘Chicago Eight’ erano appunto i radicali che hanno fomentato le rivolte nella citta’ dell’Illinois durante la convention democratica, diventati tanto conosciuti in America da ispirare una canzone di Crosby, Stills, Nash & Young. Uno di loro era Jerry Rubin, diventato in seguito un uomo d’affari di successo, mentre a raccontare la Chicago messa a fuoco è stato un famoso libro di Norman Mailer.
Gli indignati sono tornati già a far sentire la propria voce in tutto il Paese, dopo un periodo in cui la loro stella si era decisamente offuscata. A Oakland, in California, e’ salito a oltre quattrocento il bilancio degli attivisti finiti in manette dopo che sabato i manifestanti avevano fatto irruzione nel palazzo del Municipio dando alle fiamme una bandiera americana e danneggiando alcune opere d’arte.
Per sfondare le barricate si sono serviti di pietre, razzi e bottiglie, ma quando la polizia ha cercato di placare l’attacco utilizzando gas lacrimogeni e granate fumogene, gli indignati sono insorti denunciando ”la brutalita’ ” degli agenti. Per il sei febbraio hanno gia’ organizzato una giornata di azione contro gli arresti.
Anche a New York gli indignati di ”Occupy Wall Street” si sono di nuovo riuniti dopo un periodo di inattivita’. Lunedi alcune centinaia di persone si sono date appuntamento a Washington Square e hanno marciato lungo la Quinta Strada per sostenere ”i fratelli e sorelle di Oakland”. Sale infine la tensione anche nella capitale Washington: da poco e’ scaduto il termine ultimo concesso agli attivisti per smantellare i loro due campi base, ma i manifestanti si dicono pronti a resistere.
