TEHERAN, 8 NOV – L’Iran sta lavorando alla bomba atomica in una prospettiva militare. L’attesissimo rapporto dell’Aiea sul programma nucleare di Teheran è di una chiarezza inconsueta e provoca le immediate reazioni di Teheran che lo giudica ”squilibrato, non professionale e politicamente motivato”.
Nel documento, diffuso in serata, l’Aiea afferma di essere in possesso di informazioni ”credibili” fornite anche da Stati membri che indicano che ”l’Iran ha condotto attività rilevanti per lo sviluppo di dispositivi esplosivi nucleari” e dice di nutrire ”serie preoccupazioni riguardo le possibili dimensioni militari del suo programma nucleare”.
Secondo le informazioni a disposizione, Teheran avrebbe ”pianificato e avviato sperimentazioni preparatorie che sarebbero utili nel caso in cui volesse condurre un test per un ordigno nucleare”.
Dunque si hanno riscontri coerenti e credibili di una dimensione militare del programma nucleare e cioe’ dell’esistenza di un programma occulto, al di là di quello ufficiale dichiarato da Teheran per scopi meramente civili.
Lo scenario che si apre è complesso. Intanto è la prima volta che l’Aiea denuncia così esplicitamente l’esistenza di un programma militare iraniano, a dispetto delle assicurazioni finora fornite da Teheran. E lo fa ora, con il direttore generale Yukiya Amano che, rispetto al suo predecessore Mohamed El Baradei, ha sempre avuto un approccio più fermo con Teheran.
Detestato per questo dal regime degli ayatollah, anche oggi è stato definito dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad una ”persona priva di autorità”. E’ probabile, ritengono molti osservatori, che venga chiamato in causa il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Una ipotesi che allontana, almeno per il momento, un attacco da parte dello Stato ebraico, come hanno osservato alcune tv israeliane.
Ma, nella partita a poker che inizia da stasera nelle cancellerie occidentali, sono probabili molti bluff. Nessun commento per il momento da Israele, dove l’ufficio del premier Benyamin Netanyahu ha dato disposizione con una circolare a tutti i ministri del suo governo di non parlare. In mattinata il ministro della Difesa Ehud Barak – considerato finora potenziale fautore con Netanyahu di un’azione militare preventiva contro l’Iran – aveva tuttavia assicurato che lo Stato ebraico non considera la guerra ”un pic nic” e non intende al momento farvi ricorso.
Convinto che l’Iran rappresenti una minaccia, ma non un pericolo “esistenziale” per Israele, ancora Barak aveva auspicato sanzioni “micidiali” della comunità internazionale contro Teheran, pur mostrando margini di scetticismo al riguardo.
In un primo momento c’è stato silenzio anche da Washington, con il Dipartimento di Stato che ha fatto sapere di aver bisogno di tempo per studiare il rapporto. Poco più tardi peò’, un alto dirigente dell’Amministrazione ha ipotizzato un inasprimento delle sanzioni economiche contro Teheran.
Di tutt’altro parere la Russia, che ritiene che l’ampia diffusione di informazioni da parte dell’Aiea sul nucleare iraniano miri a minare le possibilità di una soluzione diplomatica perché alimenta le ”tensioni” tra le grandi potenze e l’Iran.
C’è anche il giallo, che secondo l’Aiea non è più tale, dell’intervento di un esperto straniero. Da indiscrezioni emerse a margine della riunione del board dell’Aiea, si tratterebbe di uno scienziato dell’ex Urss, Vyacheslav Danilenko.
Nel rapporto, l’Aiea si limita a dire di avere forti indicazioni che Teheran sia stata aiutata nelle sue attività nucleari da ”un esperto straniero che era non solo a conoscenza di queste tecnologie ma che ha lavorato gran parte della sua carriera con questa tecnologia nel programma di armi nucleari del suo Paese”. L’Aiea, insomma, ha messo sul tavolo la sua verita’. Forse ancor piu’ pesante e netta di quanto ci si aspettasse. Ma un attacco israeliano all’Iran non sembra dietro l’angolo: la partita si gioca quindi, ancora una volta, sulle sanzioni. Almeno per adesso.
