Nuova sfida del regime iraniano agli oppositori. Dopo aver condannato a morte alcuni dissidenti accusati di aver “minato la sicurezza nazionale”, Teheran ha minacciato di impossessarsi del simbolo della violenta repressione post-elettorale: Neda Agha-Soltan.
La giovane studentessa, rimasta uccisa durante le manifestazioni, potrebbe essere dichiarata “martire” della Repubblica islamica «se il ministero dell’Intelligence riuscirà ad appurare che a ucciderla furono nemici» dell’Iran, ha annunciato il presidente della fondazione che si occupa di conferire aiuti economici alle famiglie dei “martiri”.
E i genitori della ragazza, ha aggiunto, «potranno essere in qualche modo risarciti dalla fondazione. Le immagini sembrano mostrare che la morte di Neda Agha-Soltan sia stato il frutto di una montatura degli oppositori e dei nemici dell’Iran» ha sostenuto. Neda, secondo Zaribafan, potrebbe essere stata vittima di «nemici dello Stato, degli stessi oppositori», che poi accusarono le milizie filo-governative basiji.
Il tragico video in cui Neda, cosparsa di sangue, esalò l’ultimo respiro sconvolse il mondo facendola diventare il simbolo della protesta e della violenza del regime. La polizia iraniana continua a ribadire che la morte della ragazza sia stata una messa in scena, mentre diversi testimoni sostengono che sia stata uccisa dalle forze di sicurezza. A breve dovrebbero arrivare i risultati dell’inchiesta ordinata dal presidente Mahmoud Ahmadinejad.
Secondo i movimenti di opposizione al regime, sono 72 i manifestanti uccisi dalle milizie filo-governative basiji durante le manifestazioni del giugno scorso. Le cifre ufficiali di Teheran parlano invece di 36 morti tra cui diversi agenti. La fondazione dei martiri iraniani stanzia aiuti economici alle famiglie delle persone uccise negli anni ’80, durante la guerra tra Iraq e Iran, o che sono morte per difendere la Repubblica islamica.
