
LIBANO, BEIRUT – Una dozzina tra attacchi dinamitardi e suicidi hanno ucciso in Iraq più di 50 persone, facendo salire a circa settemila morti dall’inizio dell’anno il bilancio delle violenze irachene. Questo in attesa della visita ufficiale negli Stati Uniti del premier iracheno Nuri al Maliki, vicino all’Iran, intenzionato a chiedere a Washington sostegno militare per rafforzare il controllo del confine con la Siria in guerra.
Undici autobomba sono esplose in modo coordinate a Baghdad e dintorni, per lo più in zone a maggioranza sciita e lasciando a terra una quarantina di persone. Gli attacchi non sono stati rivendicati ma la tecnica usata e gli obiettivi presi di mira fanno pensare alla matrice qaedista. A Mossul, capoluogo della regione settentrionale di Ninive, un attentatore suicida si ĆØ lanciato a bordo di un’auto imbottita di esplosivo contro una banca dove erano affollati soldati in attesa di ritirare il salario, 14 di loro sono morti.
Nell’agenda del premier Maliki atteso negli Stati Uniti il 29 ottobe c’ĆØ la richiesta all’amministrazione del presidente Barack Obama di accelerare la fornitura di caccia F-16 e aerei senza pilota per rafforzare il pattugliamento della porosa frontiera con la Siria. Le regioni orientali siriane, confinanti con quelle occidentali irachene, sono sempre più sotto il controllo di milizie qaediste, molti dei cui quadri sono giunti proprio dall’Iraq. Uno degli attacchi più sanguinosi dopo quello di Mossul si ĆØ verificato a Nahrawan, a sud di Baghdad, quando due autobomba sono esplose in un affollato mercato uccidendo sette persone.
Altri tre uccisi si sono registrati nel sobborgo di Baladiyat. Secondo cifre confermate dall’Onu, il bilancio delle violenze irachene, da gennaio a oggi, ĆØ di circa 7.000 civili uccisi. Altri attacchi a Baghdad sono avvenuti nei quartieri di Abu Dashir a sud; Saba Albor e Hurriya a nord-ovest; Shaab a nord-est, Mashtal a sud-est; Talbiya e via Palestina a est; Shurta Rabaa a sud-ovest. Sempre in via Palestina, un gruppo di uomini armati con volto coperto ha aperto il fuoco in modo indiscriminato contro una folla di persone, uccidendo due civili e ferendone circa dieci.
Il governo iracheno guidato da Maliki ĆØ partner dell’Iran nel sostenere il presidente siriano Bashar al Assad contro i ribelli. La rivolta in molti territori si ĆØ trasformata in una corsa al potere sempre più dominata da gruppi qaedisti e di mercenari estranei alla causa siriana. L’apparente disgelo nelle relazioni tra Stati Uniti e Iran ha spinto Maliki a proporsi come possibile mediatore tra i due Paesi nel contesto di un rafforzamento dello status quo regionale a favore di Assad in Siria e contrario al variegato e frammentato fronte dei ribelli siriani, per lo più sunniti. (ANSA).
