Gli iracheni hanno superato la paura delle bombe e sono andati a votare. Si sono recati in massa alle urne, nonostante i colpi di mortaio e razzi katyusha che esplodevano con cadenza regolare: 38 persone sono morte e 100 sono rimaste ferite in varie zone del Paese. Davanti ai seggi la gente si è messa in fila, formando lentamente nel corso della giornata, code interminabili per decidere chi salirà al governo, il premier uscente al Maliki o Allawi.
Il voto ha sconfitto le bombe, insomma. Per Obama l’affluenza massiccia alle urne è stata «una pietra miliare» nella storia dell’Iraq. La giornalista Barbara Schiavulli ha seguito le elezioni dall’interno: si è finta irachena e con i documenti di una donna sordomuta è entrata nella cabina per dare la sua preferenza. Ha annullato la scheda «grande come un foglio di giornale zeppa di numeri che corrispondono al nome dei candidati, in tutto il Paese sono 6100 per 325 posti in Parlamento, il 25 per cento destinati alle donne».
Sono proprio loro le protagoniste del voto, si sono fatte fotografare fiere con l’indice macchiato d’inchiostro viola, segno tangibile del voto. Con il velo nero che incornicia il viso il popolo femminile si è messo in coda per eleggere il nuovo parlamento, anche se è difficile controllarle e il rischio che possano nascondersi dei kamikaze è alto. Molte sono state precettate per sostenere il favorito, l’ex premier Allawi, lo sciita che ha scelto di puntare proprio sull’Iraq in rosa e su un partito misto sciiti-sunniti. Grazie a lui in molte sperano che il clima di austerità e rigore degli ultimi anni possa scemare.
Dopo anni di violenza e di guerra gli iracheni hanno bisogno di un Paese stabile, libero dal terrore degli attentati e dalla presenza massiccia dei militari americani che hanno in programma di ridurre le truppe, fino al ritiro previsto per il 2011.
Nelle parole di un impiegato di 40 anni, Abbas Abbas, è racchiuso il senso di questo voto e la speranza che non andrà perduto: «Oggi ci sentiamo eroi. Non ho paura di morire, neanche se ci fossero 100 morti mi impedirebbero di essere qui, questa è la mia risposta ai terroristi, voto per il futuro dei miei figli».
