
IRAQ, ERBIL – Anni fa l’ambasciatore americano a Baghdad, Zalmay Khalilzad, definì ”fantasie” i timori del premier Nuri Kamal al-Maliki di un golpe organizzato da ex-ufficiali del partito Baath di Saddam Hussein. Ora, riferisce il New York Times, i timori di al-Maliki sono diventati realtà perchè l’avanzata dell’Isis in Iraq non potrebbe essere avvenuta senza l’aiuto dei baathisti, conosciuti come appartenenti all’Ordine dell’Esercito Naqsbandia formato nel 2007, poco dopo l’esecuzione di Saddam, e guidato da Izzat Ibrahim al-Douri, uno degli uomini più fidati dell’ex-dittatore.
Al-Douri, che gli americani hanno invano cercato di catturare durante l’invasione dell’Iraq, è una figura misteriosa che fu erroneamente ritenuto morto nel 2005 e che fuggì in Siria dove collaborò con l’intelligence locale per ripristinare il potere del partito Baath in Iraq e colpire principalmente interessi americani. ”Il nostro problema è Maliki e lo uccideremo assieme a tutti coloro che lo attorniano”, ha dichiarato al Nyt Abu Abid al-Rahman, un leader di Naqshbandia nel nord dell’Iraq. Ed ha aggiunto: ”Vogliamo controllare tutto l’Iraq e por fine all’influenza iraniana nel Paese”.
L’anno scorso in Iraq ci fu una ribellione in versione ridotta guidata da Naqshbandia. Per molti versi quella ribellione fu il preambolo di quanto sta accadendo oggi.
Secondo il Nyt, mentre Naqshbandia e Isis sono oggi alleati contro il comune nemico – il governo sciita di Maliki – è improbabile la loro coesistenza se dovessero conquistare il potere. I baathisti sunniti di Naqshbandia, più laici e nazionalisti, non hanno interesse nella convivenza con la severa legge islamica sciita che l’Isis già applica in Mosul.
”Ora stiamo combattendo assieme all’Isis, ma vogliamo proteggere l’Irac dalle loro idee religiose”, dice Abu Tulayha al-Obaidi, un combattente Naqshbandia nel nord dell’Iraq. Noi non uccidiamo gente innocente o soldati che depongono le armi. Siamo come il nuovo cervello dell’Isis. Michael Knights, analista dell’Istituto per la Politica del Vicino Oriente in Washington, riferisce che scontri tra Isis e Naqshbandia sono già avvenuti a Mosul, e aggiunge: ”Per ora hanno bisogno di combattere insieme contro Maliki, ma alla fine si scontreranno”.
