I comandanti militari arabi e curdi a Kirkuk stanno compiendo sforzi per collaborare nonostante le loro acute divergenze politiche, uno sviluppo sorprendente che offre una certa speranza che una delle più difficili divisioni etniche in Iraq si sta accorciando, a quanto scrive il Wall Street Journal.
Politici curdi e arabi in Iraq si sono scontrati su territori contestati, legislazione petrolifera e una bozza di costituzione di cui l’enclave semiautonoma curda chiede l’approvazione. Di recente, le due parti si sono accapigliate per settimane in Parlamento riguardo ad una legge elettorale per lo svolgimento delle elezioni parlamentari l’anno prossimo. I parlamentari hanno finalmente approvato la legge domenica.
Il generale Ray Odierno, comandante in capo delle truppe Usa in Iraq, ha dichiarato che le tensioni tra arabi e curdi sono la principale minaccia per la sicurezza nel Paese. Ma nei sei mesi scorsi, ufficiali americani sono riusciti a stabilire una fragile distensione tra le forze militari delle due parti. Ufficiali in prevalenza arabi dell’esercito iracheno hanno cominciato a collaborare con le loro controparti della milizia del governo regionale curdo, i peshmerga.
Quando, lo scorso anno, la dodicesima divisione dell’esercito iracheno guidata da un ex-comandante al tempo di Saddam Hussein entrò a Kirkurk, il comandante curdo peshmerga, generale Sherko Fatah Namik, era pronto alla battaglia. «Se l’esercito iracheno viene qui lo distruggerò» disse Namik agli americani.
Ora i tempi sono cambiati, e due volte al mese in un avamposto americano gli uomini di Namik, ufficiali militari iracheni e statunitensi si incontrano per coordinare le misure di sicurezza e discutere i problemi sul tappeto.
Il generale Namik ricorda spesso ai comandanti americani la necessità di indire un referendum sullo stato di Kirkuk, che secondo lui appartiene alla regione curda. Ma come si svolgeranno le votazioni a Kirkuk, che è rivendicata da Curdi, Arabi e Turkmeni, è stata la principale difficoltà che ha reso travagliata l’approvazione della legge elettorale.
