I comandanti americani in Iraq, preoccupati dall’aumento delle violenze dopo le inconcludenti elezioni dello scorso marzo, stanno ora rivedendo i programmi di ritiro delle truppe Usa quest’estate, a quanto scrive The Huffington Post citando funzionari statunitensi.
Il ritiro del primo grosso contingente di truppe dovrebbe essere ritardato di un mese, ma non di più per non mettere a repentaglio l’obiettivo del presidente Barack Obama di ridurre il totale delle truppe da 92 mila a 50 mila entro il 31 agosto.
Ma ad oltre due mesi dallo svolgimento delle eleioni parlamentari, gli iracheni non hanno ancora formato un governo, e militanti intenzionati a sfruttare questo vuoto di potere hanno compiuto attacchi come quelli di lunedi, con sparatorie e bombe, che hanno ucciso 119 persone, il più alto numero di vittime quest’anno.
La minaccia di ulteriori violenze ha indotto i comandanti Usa a mantenere sul terreno quante più truppe possibile, senza pregiudicare la scadenza del 31 agosto. Un accordo tra Stati Uniti e Iraq prevede che tutte le truppe americane siano fuori dal Paese entro la fine del 2011.
A Bagdad e Washington funzionari americani affermano che intendono rispettare la scadenza, che secondo Obama potrebbe essere allungata solo nel caso che la situazione deteriorasse. Ritirare le truppe dall’Iraq celermente e responsabilmente è stata una delle principali promesse di Obama durante la sua campagna elettorale. Ritardare il ritiro potrebbe essere politicamente rischioso negli Stati Uniti, ma un’uscita troppo rapida seguita da anarchia e spargimenti di sangue lo sarebbe altrettanto.
Due alti funzionari dell’amministrazione hanno dichiarato che la Casa Bianca sta attentamente studiando se esiste la necessità di ritardare la scadenza del 31 agosto, allo scopo di prevenire o contrastare gliattacchi dei militanti.
La violenza alimentata dall’instabilità politica dell’Iraq ha già avuto l’effetto di posporre l’inizio di quello che il comandante in capo delle truppe Usa, Ray Odierno, chiama ”il ritiro a cascata”, ovvero rispedire a casa un alto numero di soldati ”in tempi molto brevi”.
In una intervista con l’Associated Press lo scorso gennaio, Odierno disse di sperare di potere ritirare 12.500 soldati al mese a decorrere da maggio per rispettare la scadenza del 31 agosto. Ma tre funzionari americani a Bagdad ed un alto funzionario del Pentagono hanno ora dichiarato che ”il ritiro a cascata” non comincerà prima di giugno, se non più tardi.
Tutti e quattro – che hanno parlato a condizione di mantenere l’anonimato data la delicatezza di quanto discusso – hanno motivato le ipotesi di ritardi nel ritiro delle truppe Usa con la la possibilità che il blocco della situaione politica irachena possa determinare una recrudescenza delle violenze.
