TEL AVIV – Israele ha deciso di restituire ai palestinesi i resti di decine di combattenti che erano sepolti anche da decenni in Galilea, nei 'Cimiteri per i caduti nemici'. La notizia, annunciata oggi dal ministro palestinese Hussein a-Sheikh, e' stata confermata nella sostanza da Amos Ghilad, un dirigente del ministero israeliano della difesa.
Gran parte di questi caduti (84 secondo a-Sheilh) hanno trovato la morte nella Intifada al-Aqsa (iniziata nel settembre 2000). La loro consegna ai dirigenti dell'Autorita' nazionale palestinese (Anp) suggella, in un certo senso, quella rivolta.
Secondo Amos Ghilad questo gesto distensivo non e' legato ad alcun sviluppo segreto per la vicenda di Ghilad Shalit, il caporale israeliano prigioniero di Hamas a Gaza da cinque anni. ''I gesti di distensione – ha rilevato – non guastano mai. Inoltre va ricordato che l'Anp combatte con determinazione con elementi che lei stessa vede come ostili. Di conseguenza in Cisgiordania si e' creata un'atmosfera piu' tranquilla, e gli israeliani non vengono piu' colpiti come in passato''. Israele, ha assicurato, non ha chiesto alcun ''compenso'' politico per il trasferimento dei resti. Riferendosi ai 'Cimiteri per i caduti nemici' ha precisato che non sarebbe corretto vederli come ''una sorta di banca'' a cui attingere in caso di necessita', ad esempio per coronare uno scambio di prigionieri. ''Non collegheremo resti umani a processi politici'' ha ribadito. Secondo Hussein a-Sheikh, la trattativa fra Israele e Anp e' stata lunga e difficile. Fra i corpi che Israele restituisce vi sono probabilmente gli autori di attentati in cui molti israeliani hanno perso la vita. Le restituzioni potrebbero innescare dimostrazioni di protesta. Da parte palestinese, ha osservato a-Sheikh (uno dei dirigenti delle Brigate dei martiri di al-Aqsa, affiliate ad al-Fatah) e' stato compiuto un intenso lavoro di identificazione.
I corpi erano interrati in Galilea, catalogati solo con numeri, ed e' stato necessario compiere esami di Dna per accertarsi delle identita'. Il piu' giovane aveva 15 anni, la piu' anziana 57.
All'arrivo dei corpi a Ramallah – che potrebbe coincidere con la ricorrenza islamica del Ramadan, ad agosto – il presidente Abu Mazen organizzera' una cerimonia solenne. Quindi i resti saranno consegnati alle famiglie: se necessario, saranno anche inviati all'estero.
