
Da dove proviene importa poco, ma il denaro รจ sempre denaro, anche se di mezzo ci sono Roma, Teheran e il piano nucleare iraniano. Nonostante l’ostentata amicizia di Berlusconi con gli Stati Uniti prima e ora anche di Israele (dove andrร a gennaio), l’Italia mantiene stretti rapporti commerciali con l’Iran, anzi secondo alcuni fornisce anche i camion usati per le esecuzioni pubbliche.
Come sottolinea Giulio Meotti sul “Wall Street Journal”, prima il presidente del Consiglio paragona il presidente Mahmoud Ahmadinejad a Hitler (come fece nel settembre del 2008), poi quando deve tradurre la retorica in politica estera segue la logica del business.
Negli ultimi tre anni il nostro paese รจ il primo partner commerciale dell’Iran all’interno dell’Unione europea: ยซL’Iran e l’Italia sono stati rivali e due grandi poteri nella storia, ma nel mondo contemporaneo sono due grandi partnerยป, scrive con toni trionfalistici la Camera di Commercio italo-iraniana sul suo sito web.
Attualmente in Iran sono circa un migliaio le aziende italiane attiveย e fioccano anche i nomi illustri: Eni, Fiat, Iveco, Ansaldo, Maire Tecnimont. Erano proprio Iveco i camion utilizzati per impiccare davanti alla folla i condannati a morte del regime degli ayatollah e secondo Meotti le aziende italiane hanno fornito del materiale ai pasdaran e sostenuto il satellite di Teheran o persino contribuito al piano nucleare di Ahmadinejad.
L’Italia, sanzioni internazionali a parte, considera l’Iran un caro vecchio amico sotto l’egida del romano proverbio “pecunia non olet”. Chissร come Berlusconi spiegherร tutto questo al parlamento israeliano nell’incontro previsto fra meno di un mese.
