IL CAIRO, 12 NOV – A sorpresa la Lega araba e' riuscita a superare la resistenza di numerosi paesi e ha dato il via libera alla sospensione della Siria fino a quando Damasco non dara' attuazione al piano per porre fine alle violenze che ha accettato il 2 novembre. Ora Damasco ha tre giorni di tempo per adottare il piano che prevede nell'immediato la fine delle violenze, il ritiro dei tank dalle strade e il rilascio dei detenuti politici.
La decisione, che apre anche alle opposizioni siriane, e' stata accolta da un boato di gioia dalle centinaia di manifestanti assiepati all'esterno del palazzo della Lega araba, ma e' stata bocciata con durezza dal rappresentante di Damasco che l'ha definita illegale e dettata dagli americani e dagli occidentali.
I ministri degli Esteri arabi si sono espressi quasi all'unanimita' in una votazione sofferta. Fino all'ultimo sembrava che la sospensione sarebbe sfumata per la preoccupazione di alcuni paesi che una misura del genere non avrebbe fatto altro che indurire il regime siriano e di altri che, invece, si trovano in una situazione simile a quella di Damasco. A rendere piu' complessa la scelta anche le preoccupazioni sul suo effetto in uno scacchiere ad alta tensione, che include Israele e Iran.
Secondo alcune fonti a resistere erano Egitto, Sudan, Iraq, Libano, Algeria e Yemen. Dopo una veloce riunione del comitato ministeriale ristretto, i no, oltre a quello scontato della Siria, si sono ridotti a due: quello di Yemen e Libano. Un astenuto, l'Iraq, mentre gli altri diciotto paesi della Lega hanno votato a favore.
La dichiarazione finale adottata oggi fa riferimento anche ad altre misure di pressione: dal ritiro degli ambasciatori arabi da Damasco all'imposizione di sanzioni politiche ed economiche, oltre alla possibilita' di rivolgere anche all'Onu nel caso in cui il regime di Damasco non ponga una fine immediata alla sanguinosa repressione, che dal 2 novembre ha provocato la morte di oltre cento persone a Homs.
I ministri aprono alle opposizioni siriane, che saranno convocate nei prossimi tre giorni per trovare una ''posizione comune'' sulla transizione, in vista di un possibile loro riconoscimento da parte della Lega.
''Decisione difficile'', ma inevitabile, ha ammesso il ministro degli Esteri del Qatar Ahmed Ben Ghazem, mentre per il rappresentante di Damasco alla Lega si tratta di una mossa per ''provocare un intervento straniero come avvenne in Libia''.
Il riferimento e' al precedente della sospensione del regime di Muammar Gheddafi a febbraio, nel pieno delle guerra contro i rivoltosi libici. In quel caso la Lega araba diede il suo via libera anche ad una no fly zone, che spiano' poi la strada alla risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu.
