ROMA – Sulla crisi libica alla fine l’Europa, forse, riuscirà a battere un colpo. Germania, Francia, Spagna e Italia stanno considerando di schierare i propri soldati (e navi e aerei) come forza di interposizione tra le milizie di Serraj e Haftar. Un contingente comune sotto il vessillo dell’Unione europea e sotto l’ombrello dell’Onu sul modello sperimentato in Libano. Un impegno militare subordinato a uno sviluppo positivo della crisi, a cominciare da una tregua finora accettata da Serraj ma non ancora da Haftar (che ha chiesto due giorni per sciogliere la riserva).
Conte: “Nostri soldati solo in condizioni di sicurezza”
Dominus della crisi è senz’altro Vladimir Putin, al quale si è rivolta direttamente Angela Merkel per avviare una svolta pacificatrice. Il premier Conte non ha escluso il coinvolgimento dei nostri soldati (sul terreno già 300 unità italiane). Ma con prudenza. Prima, appunto, si devono verificare una serie di condizioni, spiegano con chiarezza Tommaso Ciriaco e Alberto D’Argenio su Repubblica di oggi.
“Il cessate il fuoco tra Haftar e Serraj deve reggere. E il silenzio delle armi che dovrebbe uscire dal summit di oggi a Mosca deve resistere anche nei giorni successivi, almeno fino alla conferenza di Berlino in agenda probabilmente per domenica prossima 19 gennaio. Soltanto a quel punto i Paesi Ue potranno rilanciare il piano su cui l’Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell ha già ottenuto il via libera di massima dei principali membri dell’Unione”.
La forza di interposizione dovrebbe vigilare sul cessate il fuoco e verificare il rispetto dell’embargo sulle armi. Quindi proseguire l’addestramento delle forze locali, presidiare le coste e i cieli. In prospettiva impedire un flusso indiscriminato di profughi verso l’Europa. Al momento la Francia deve superare le resistenze della Tunisia, la Germania quelle costituzionali sull’utilizzo dell’esercito. Vasto programma, ma questa è la situazione. E non è affatto detto che si giunga a una soluzione auspicabile per la Ue.
Rischio cristallizzazione “siriana” in Libia
“Resterebbe comunque il rischio di una cristallizzazione “siriana” della Libia, divisa in due sotto l’influenza di Russia e Turchia. D’altra parte, l’obiettivo dell’Unione è quello di lanciare proprio da Berlino un processo di stabilizzazione che porti a una soluzione politica capace di mettere fine al doppio protettorato gestito da Mosca e Ankara”, concludono i due inviati di Repubblica. (fonti La Repubblica, Ansa)