TRIPOLI – Mansour Iddhow è stata una delle ultime persone a vedere Muhammar Gheddafi vivo. Lui, ex capo della sicurezza interna della Libia, era con Gheddafi quando il suo convoglio venne colpito dalla Nato e quando il rais libico venne catturato dai ribelli.
Mansour Iddhow ha raccontato da una prigione libica alla televisione qatariota Al Jazeera gli ultimi giorni del suo ex leader. Secondo Iddhow, Gheddafi non aveva alcun piano per la fuga. Dopo la caduta di Tripoli nelle mani dei ribelli, Gheddafi non avrebbe visto altra possibilità che tornare nella sua città natale, Sirte. “Gheddafi non pianificò nulla”, ha detto Iddhow, né lui, né suo figlio Motassim, né il capo dei servizi segreti. Dal momento in cui arrivammo a Sirte, Abdullah Senussi e io lo avvertimmo che sarebbe stato meglio andare via perché in una piccola città sarebbe stato facile venire bloccati. Era come una stanza, dove non c’erano posti in cui fuggire. Restare sarebbe stato un suicidio. Ma lui non ci ascoltò”.
Il racconto di Iddhow ricorda le affermazioni dell’autista di Gheddafi, Huneish Nasr, e della sua guardia del corpo, Mansur Dao. Nasr, autista di Gheddafi per trent’anni, disse al Guardian in un’intervista che “Gheddafi non era spaventato, ma non sembrava sapere che fare”.
“C’erano esplosioni ovunque, ha raccontato Nasr al Guardian. I rivoluzionari stavano venendo a cercarci. Lui non era spaventato, ma non sembrava sapere che fare. E’ stata l’unica volta che l’ho visto in uno stato simile”.
Mansur Dao, che viaggiava insieme a Gheddafi come sua guardia del corpo, ha detto all’Associated Press che Gheddafi non stava guidando la battaglia in quegli ultimi giorni. Al suo posto era in carica il figlio. “Eravamo spaventati per gli attacchi aerei e i bombardamenti”. Anche secondo Dao Gheddafi non era spaventato.
Il rais libico venne catturato il 20 ottobre del 2011, dopo che la Nato ebbe bombardato il convoglio in cui stava viaggiando nei sobborghi di Sirte. Morì poco dopo ucciso dai ribelli. Secondo l’Associated Press, Gheddafi e il suo entourage durante la fuga erano tagliati fuori dal mondo, vivevano in case senza televisione, telefoni o elettricità, usando candele per illuminare.
Un anno dopo la rivoluzione in Libia migliaia di combattenti pro-Gheddafi come Mansour Iddhow sono detenuti in prigioni improvvisate, e molti sono stati arrestati senza che venissero formulati capi d’accusa.
