PARIGI, 20 LUG – Dateci le armi e prendiamo Tripoli: questo il messaggio portato dai capi militari della ribellione libica di Misurata, ricevuti oggi a Parigi dal presidente francese Nicolas Sarkozy, nel giorno in cui la diplomazia francese apre alla possibilita' che Gheddafi possa restare in Libia e Mosca tenta la mediazione ricevendo il ministro degli Esteri di Tripoli. Mentre sul terreno la ribellione si concentra sul massiccio montagnoso del Djebel Nefussa a ovest del Paese, in direzione di Tripoli.
Nel corso dell'incontro a Parigi a cui ha anche partecipato il filosofo francese Bernard Henri-Levy, i ribelli di Misurata – il generale Ramadan Zarmuh, il colonnello Ashmed Hashem, il colonnello Brahim Betal Mal, ma anche Suleiman Fortia, rappresentante della cittadina nel Consiglio nazionale di transizione (CNT), l'organo rappresentativo degli insorti – hanno chiesto a Sarkozy piu' aiuto da parte della Francia.
In particolare, ha spiegato una fonte, vogliono un aiuto equivalente a quello fornito agli insorti di Djebel Nafoussa, la regione a sud-est di Tripoli, i cui abitanti hanno goduto di forniture di armi, paracadutate dall'aviazione transalpina.
Una mossa che suscito' dure critiche da parte russa e forti perplessita' da parte di Londra. Avete bisogno di armi? ''Certamente – ha risposto Fortia – siamo in Francia per discutere del modo in cui portare avanti il nostro lavoro (…) Con un po' d'aiuto, potremmo essere a Tripoli molto presto (…), tra qualche giorno''. ''Ci manca qualche mezzo, in armi e munizioni'', gli ha fatto eco Betal Mal.
Sempre da Parigi, il ministro degli Esteri Alain Juppe', ha comunque ipotizzato che Gheddafi possa rimanere in Libia dopo aver lasciato il potere. ''Una delle possibili ipotesi e' che Gheddafi resti a vivere in Libia, ma ad una condizione, che si faccia nettamente da parte rispetto alla vita politica libica'', ha detto alla tv LCI. ''E' quanto ci aspettiamo – ha aggiunto – prima di poter dare il via al cessate il fuoco''.
Alcune ore dopo, gli Usa hanno avallato questa linea: ''Gheddafi deve lasciare il potere – ha fatto sapere la Casa Bianca – Poi spettera' al popolo libico decidere se potra' restare o meno in Libia''.
Sempre oggi il capo della diplomazia libica, Abdelati al Obeidi, e' stato ricevuto dalle autorita' di Mosca, che continuano nel loro tentativo di mediazione. ''La questione della partenza di Gheddafi non e' materia di discussione'', ha avvertito, al termine del colloquio con il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov. ''Questo punto – ha aggiunto – non c'e' neppure nelle proposte dell'Unione Africana (UA)''.
Al Obeidi ha ricordato che l'iniziativa dell'UA prevede ''il cessate il fuoco, la fine dei bombardamenti della Nato, e anche l'inizio del dialogo politico con la partecipazione di tutte le parti libiche''.
''Dobbiamo lavorare per una soluzione pacifica nella quale devono partecipare tutti i libici, e non solo il Consiglio di transizione a Bengasi'', ha dichiarato.
Intanto, sul terreno, la ribellione si concentra sul massiccio montagnoso del Djebel Nefussa a ovest del Paese, in direzione di Tripoli, con l'obiettivo di fornire agli insorti il maggior numero di armi e munizioni, ha detto oggi a Jado il generale Omar El-Hariri, membro del CNT. Bir Ghanam, e' il prossimo obiettivo degli insorti, asserragliati a circa due km da questa citta', punto strategico sulla strada che conduce alla capitale. Ieri sera, Gheddafi ha ripetuto, che non cedera'.
''Combatteremo all'ultimo sangue per difendere il nostro onore, il nostro petrolio e le nostre ricchezze'', ha scandito il colonnello.
