ROMA – ”Non mi preoccupa il presidente Obama quanto certi guerrafondai che preferiscono le scorciatoie, senza rendersi conto di come un intervento militare significherebbe la terza guerra mondiale”. Lo afferma il ministro dell’Interno, in un’intervista a La Padania, riferendosi alla questione libica.
”Un’azione militare forte, in particolare da parte degli Usa, non farebbe altro – spiega – che coalizzare gli altri Stati arabi. E le conseguenze sarebbero devastanti. Io cercherei di evitare in tutti i modi questa strada puntando su altre opzioni”. Tra queste un sostegno allo sviluppo economico. ”Una sorta di nuovo piano Marshall” dice il ministro.
“Un’intervento militare – aggiunge poi il ministro – deve essere l’ultima delle strade percorribili”. Anche per questo sarebbe opportuno puntare su altre azioni, come ad esempio “una sorta di nuovo piano Marshall” e un ruolo di primissimo piano per l’Europa, che “deve fare qualcosa” perche’ “non possiamo permetterci che resti un agglomerato di burocrati”.
Uno snodo chiave sara’ comunque l’11 marzo, giorno per cui è in programma il Consiglio europeo. “Parlerò con Berlusconi perché chieda all’Europa di farsi carico di una forte pressione diplomatica, in particolare nei confronti della Tunisia”.
Pressioni volte al controllo sulle partenze dei migranti, considerato che “l’obiettivo principale è di bloccarli alla partenza”. La soluzione, ribadisce Maroni, è “intervenire in quei porti dove partono. Il governo tunisino non ci riesce? Ci pensiamo noi. Meglio tutta l’Europa. Ma servono le pressioni diplomatiche giuste”.
”Dobbiamo sviluppare una forte azione diplomatica a livello europeo”. E’ questa, secondo il ministro dell’Interno, la linea da seguire per fronteggiare l’attuale emergenza nel Maghreb. ”Venerdì il Consiglio europeo può mandare un segnale forte” afferma, in un’intervista a La Padania, Maroni che intende parlare con Berlusconi per chiedere al Premier di farsi carico di una forte pressione diplomatica, in particolare nei confronti della Tunisia.
”Noi siamo l’argine ma rischia di essere sfondato. Da soli non ce la facciamo”. ”E’ chiaro che l’Europa deve fare qualcosa. Non possiamo permetterci che resti un agglomerato di burocrati” insiste il ministro dell’Interno secondo il quale l’intervento militare ”deve essere l’ultima delle strade percorribili”.