TRIPOLI – Spari sono stati uditi sulla piazza Algeria nel centro di Tripoli, all’uscita dalla preghiera del venerdì dalla moschea. Dopo gli spari si vede un denso fumo nero levarsi da edifici dietro la moschea. Nella piazza, davanti alla moschea, ci sono i sostenitori di Gheddafi che stanno manifestando a favore del governo.
Spari si sono uditi nel quartiere di Tajura, nella parte orientale di Tripoli, teatro di un raduno di centinaia di oppositori del regime, che le forze di sicurezza stanno disperdendo con gas lacrimogeni. Lo ha riferito un giornalista della Reuters. ”Hanno sparato gas lacrimogeni. Ho sentito degli spari. La folla corre da tutte le parti”, ha detto il reporter.
La protesta è cominciata dopo la preghiera del venerdì, quando i fedeli sono usciti da una moschea. Secondo i testimoni le forze di sicurezza non sono visibili.
Aerei militari secondo varie fonti hanno bombardato stamani Brega e Ajdabiyah all’est e Misurata all’ovest, città controllate dai ribelli. Si combatte anche a Zawia, vicino a Tripoli, e a Ras Lanuf, ad est della capitale. Alla frontiera con la Tunisia intanto è quasi cessato il flusso di profughi e l’Onu teme che le forze libiche impediscano agli stranieri di uscire.
Secondo Al Arabiya, stamani c’è stato un nuovo raid aereo sul terminal petrolifero di Marsa Brega. Messaggi Twitter sul sito di Al Jazira parlano di attacchi aerei anche a Misurata, la testa di ponte dei ribelli a ovest. Di sicuro, un aereo di Gheddafi ha lanciato due razzi contro un deposito di armi controllato dai ribelli ad Ajdabiyah, mancando il bersaglio.
I combattimenti fra insorti ed esercito a Zawiya, ad una quarantina di chilometri ad ovest di Tripoli, hanno portato i militari pro-Gheddafi a riprendere il controllo della città, dopo che era passato sotto il controllo dagli insorti.
Il leader del consiglio dei ribelli, Abdel Jalil, parlando ad Al Bayda ha gridato “Vittoria o morte… non ci fermeremo finché non avremo liberato questo Paese”. Jalil ha messo in guardia contro le infiltrazioni di sostenitori del colonnello Gheddafi tra le fila degli insorti. La folla presente ha risposto alle parole di Jalil gridando lo slogan: “La prossima battaglia a Tripoli”.
La portavoce dell‘Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), Melissa Fleming, ha detto stamani di temere che ai civili sia impedito di fuggire dalla Libia in Tunisia. Fleming ha riferito di una presenza di ”forze-governative pesantemente armate” sul lato libico della frontiera e ha detto che ”il numero di persone giunte in Tunisia dalla Libia è passato dai 10mila-15mila dei giorni scorsi a soli 2mila ieri”.
Oggi secondo fonti giornalistiche il flusso dei profughi si è interrotto. Al confine tunisino è già al lavoro il team del ministero degli Esteri italiano e della Protezione civile che deve organizzare il campo per le migliaia di profughi.
Il pronipote di re Idris, il sovrano deposto da Gheddafi nel ’69, in un’intervista stamani sul Corsera dice “se mai dovesse esserci una soluzione monarchica, sarà la gente della Libia a deciderlo”.
Il presidente Napolitano stamani ha lanciato un appello a Gheddafi perché fermi ogni azione militare.
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