ROMA – I ribelli libici si sono detti pronti a discutere con la cerchia più stretta di Muammar Gheddafi se il rais nel frattempo lascerà il potere: lo ha dichiarato Sayf Al-Nasr, coordinatore in Francia del Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt), che partecipa a un vertice dell’Unione africana dedicato alla Libia a Malabo, capitale della Guinea Equatoriale.
”Se vediamo che Gheddafi si ritira, siamo pronti a fermare le ostilità e a negoziare con i nostri fratelli che sono attorno a Gheddafi”, ha detto Al-Nasr. ”Si parla di negoziati e non si parla della guerra. Ora le nostre forze avanzano da tutti i lati”, ha detto ancora il rappresentante del Cnt, aggiungendo che ”se le operazioni militari avanzano nell’accerchiarlo a Tripoli, Gheddafi accetterà di partire. Gheddafi è isolato. E’ nel suo bunker, non può muoversi. Questa non è vita”, ha concluso Al-Nasr.
Intanto i rappresentanti dei Paesi membri dell’Unione africana, riuniti oggi per il secondo giorno a porte chiuse a Malabo, faticano a trovare un una posizione comune sul dossier libico. Una fonte ben informata ha rivelato che i dirigenti africani stanno esaminando ”delle proposte per un accordo- quadro su una soluzione politica in Libia. Fra le proposte, un cessate il fuoco immediato, l’accesso umanitario alle popolazioni colpite, il dislocamento di una forza internazionale e la creazione di una transizione politica che porti a delle elezioni democratiche.
I capi di stato e di governo dell’Unione africana hanno concluso che ”Gheddafi non deve partecipare al processo negoziale” che sarebbe in corso in modo indiretto e segreto: lo ha rivelato all’Afp Ramtan Lamamra, commissario alla pace e la sicurezza dell’Ua citando il documento finale del vertice.
Lamamra ha anche detto che i leader africani, seppure a fatica, al termine di due giorni di summit a porte chiuse hanno trovato un’intesa su ”accordo quadro”, senza fornire altri dettagli, su una soluzione politica al conflitto libico. Il documento, dice il commissario, dovrà essere sottoposto dai Paesi mediatori per l’Ua (Sudafrica, Congo, Mali, Uganda e Mauritania) ”alle parti in causa, cioè il governo della Jamairiya libica e al Consiglio nazionale di transizione” (Cnt).
