Le rivolte, scrive il New York Times, nascono da malcontenti interni, ma hanno giĆ sbrindellato un paradigma regionale in cui tre stati filo-occidentali cercavano buoni rapporti con Israele e il contenimento dei suoi nemici, inclusi Hamas e gli Hezbollah.
Questo paradigma formato da Egitto, Giordania e Arabia Saudita ĆØ ormai a pezzi: il presidente egiziano Hosni Mubarak non c’ĆØ più, il re Abdullah di Giordania ĆØ alle strette per contenere il malcontento del popolo nel suo Paese, e l’Arabia Saudita ĆØ rimasta sola nel cercare di difendere il suo importante ruolo regionale.
”I sauditi sono atteritti dalla prospettiva dell’accerchiamento da parte di Iraq, Siria, Libano, Yemen e, nel peggiore dei casi, anche del Bahrain”, rileva Alireza Nader, esperto di affari internazionali presso la Rand Corporation. ”Temono che la regione ĆØ pronta per essere sfruttata dall’Iran, che ha giĆ dimostrato di essere capace di approfittare dell’instabilitĆ regionale”.
Ha detto in proposito un consulente locale degli Stati Uniti che ha voluto mantenere l’incognito: ”Allo stato dei fatti il vero vincitore ĆØ l’Iran”.
E’ anche vero che le circostanze per l’Iran potrebbero cambiare se esagerasse nell’affermare la sua influenza o se i movimenti popolari arabi fossero scontenti dell’interferenza di Teheran nella regione. E non ĆØ assolutamente scontato che gruppi filo-iraniani potrebbero dominare la politica in Egitto, in Tunisia e altrove.
E quanto ai movimenti popolari, Flynt Leverett e Hillary Leverett, ex-membri del Consiglio per la Sicurezza Nazionale statunitense, osservano che ”non ĆØ detto che una volta al potere siano altrettanto favorevoli alla cooperazione strategica con l’America come i tiranni che li governavano”.
Aggiungono: ”L’Iran vede che l’equilibrio regionale sta decisamente spostandosi contro i loro nemici americani ed a favore di Teheran, nonostante che la situazione interna iraniana sia problematica a causa di un’economia malata, dell’alta disoccupazione e di una forte opposizione”.
L’Iran quest’anno ha dato una prova concreta di come sia imbaldanzito quando il suo alleato Hezbollah ha portato al collasso il governo filo-occidentale libanese del premier Saad Hariri, rimpiazzato da un alleato di Hezbollah, un’audace iniziativa che secondo gli analisti ĆØ stata portata a compimento con l’appoggio di Teheran.
