Il presidente russo Dmitry Medvedev ha tenuto il suo annuale discorso sullo stato della nazione di fronte al parlamento. All’interno del prestigioso salone San Giorgio, Medvedev ha letto il testo scritto dai suoi nuovi assistenti selezionati personalmente: quelli che precedentemente avevano lavorato per Putin infatti, sono stati mandati a casa.
Nel testo, rimasto segreto fino all’ultimo momento, Medvedev conferma la continuità nella strategia di emancipazione dal suo primo ministro, e punta su un programma basato sulla modernizzazione della macchina statale e dell’economia. Il discorso del presidente si rifà al disegno politico espresso nella famosa lettera “Russia, avanti!” pubblicata dal presidente all’inizio dello scorso settembre su un quotidiano russo, in cui Medvedev criticava aspramente i pilastri della Russia putiniana, dalla “primitiva” economia fondata sull’energia, alla società civile “semi-sovietica” e alla “debole” democrazia. Il discorso sullo stato della nazione è la traduzione di questa analisi in un programma legislativo.
Medvedev tra i vari argomenti che prende in esame, annuncia dettagliati potenziamenti negli arsenali della Russia da utilizzare come deterrente contro altri casi come quello del conflitto con la Georgia. È un riferimento indiretto alle dispute con l’Ucraina o alla stessa Georgia: subito dopo però Medvedev aggiunge che è necessaria un’attiva cooperazione con la Nato. Le volontà di Medvedev, trattano anche di Caucaso, dove la Russia è determinata a stroncare il terrorismo “senza compromessi”, mentre è altrettanto pronta a rafforzare la sua assistenza economica alle instabili repubbliche caucasiche.
Il presidente russo poi, ha in mente una modernizzazione che possa incrementare l’efficienza del sistema produttivo: nei prossimi cinque anni la Russia vuole introdurre la banda larga per internet, le telecomunicazioni di ultima generazione e il digitale terrestre. Medvedev appare insomma più interessato a questioni pratiche e interne tralasciando così i temi più politici. Anche il tema delle corporazioni, un vecchio punto fisso di Medvedev prima di diventare presidente rimane in superficie, ripetendo il solito messaggio del loro anacronismo storico.
Ma il passaggio più emblematico di questo discorso presidenziale è quello sull’eredità sovietica. Quell’epoca, insieme a quella Russia, è finita; c’è bisogno di creare la nuova Russia dice Medvedev: per fare ciò, non si deve riabilitare l’Urss. Così Medvedev prova a separare la Russia dal suo passato per proiettarla in un futuro dove una modernizzazione morbida, senza strappi e senza conflitti e con più democrazia, possa costruire una nuova identità e un nuovo orgoglio nazionale.
Il discorso è stato interrotto da sessantatrè applausi, quindi alla Duma il discorso pro modernizzazione è piaciuto: il presidente si è guadagnato così un inaspettato consenso da parte dei parlamentari.
