”Possiamo arrivare alla pace in Medio Oriente in un anno. Israeliani e palestinesi non devono lasciarsi sfuggire questa opportunità”. Il presidente Barack Obama, annunciata ieri la fine della guerra in Iraq, si è lanciato oggi nel difficile tentativo di risolvere un altro conflitto medio orientale incontrando alla Casa Bianca il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente della Autorità Nazionale Palestinese (ANP) Abu Mazen in colloqui bilaterali che mirano ad avviare negoziati di pace diretti tra le due parti.
Obama ha incontrato anche il Re di Giordania Abdullah II e col presidente egiziano Hosni Mubarak. ”Stiamo facendo progressi”, ha detto il presidente Obama dopo avere incontrato i quattro leader. Obama ha detto che ”colloqui diretti” tra israeliani e palestinesi ”sono l’unico sentiero verso la pace”. Obama ha sollecitato israeliani e palestinesi a “cogliere al volo l’opportunità di pace che si è presentata”.
Il presidnete Usa ha detto di essere convinto che Netanyahu e Abu Mazen ”vogliono la pace”: ”possiamo farcela in un anno, non dobbiamo lasciarci sfuggire questa occasione”. ”Già troppo sangue è stato versato, già troppe vite sono state perdute”, ha aggiunto.
Netanyahu ha detto oggi a Washington di voler mettere fine al conflitto in Medio Oriente ”una volta per tutte”. ”Ma bisogna difendere la pace dai suoi nemici”, ha aggiunto. Il premier israeliano ha definito Abu Mazen ”suo partner par la pace”. L’iniziativa della Casa Bianca è stata turbata dalla uccisione, ieri in Cisgiordania, di quatto coloni israeliani in un attentato rivendicato da Hamas e dal ferimento, avvenuto stasera, di una coppia bersagliata da colpi di arma da fuoco mentre viaggiava in auto.
”Voglio che tutti sappiano che niente fermerà gli Stati Uniti nel sostenere la sicurezza d’Israele e dal perseguire una pace durevole nella regione: respingiamo assolutamente queste attività terroriste”, ha detto Obama, che ha parlato di ”massacro assurdo”, con accanto Netanyahu alla fine del loro colloquio alla Casa Bianca durato circa 90 minuti. Il premier israeliano ha parlato a sua volta di ”selvaggia brutalita”.
”Questi terroristi non hanno alcun rispetto per la vita umana e massacrano chiunque cerchi di opporsi alla loro volonta”’, ha affermato Netanyahu. Il presidente Obama ha comunque tenuto a sottolineare che anche il presidente palestinese Abu Mazen ha condannato questo ”attacco oltraggioso”.
Sui negoziati è sospesa però anche la Spada di Damocle degli insediamenti israeliani nei territori occupati. La moratoria annunciata dieci mesi fa da Tel Aviv scadrà il 26 settembre. I palestinesi hanno ribadito oggi a Washington che una ripresa degli insediamenti israeliani nei territori occupati metterà fine al processo di pace.
”Una ripresa della colonizzazione vedrà la fine dei negoziati – ha detto un portavoce della delegazione palestinese nella capitale americana – La colonizzazione deve cessare. Il suo proseguimento significherà la fine del processo di pace”. Ma Netanyahu ha detto poco dopo il suo arrivo a Washington che la moratoria non sarà prolungata.
Gli Stati Uniti cercano comunque di mantenere un senso di ottimismo sui negoziati e affermano di vedere ”una finestra di opportunita”’ per giungere ”entro un anno” ad uno storico accordo di pace basato sulla soluzione dei ”due stati”. Un portavoce americano ha detto che gli Stati Uniti intendono giocare ”un ruolo sostenuto ed attivo” nel far progredire il processo di pace.
La giornata sarà conclusa da una cena di lavoro alla Casa Bianca che vedrà la partecipazione di Obama, del segretario di stato Hillary Clinton, dei quattro leader mediorientali, dell’inviato speciale per il Medio Oriente George Mitchell e dal rappresentante del Quartetto Tony Blair. Domani è in programma l’apertura formale dei colloqui diretti tra le delegazioni israeliana e palestinese al Dipartimento di Stato sotto l’egida di Hillary Clinton.