La Procura di Rossano ha aperto un fascicolo sulla morte della neonata avvenuta nell’ospedale di Rossano dopo un parto cesareo d’urgenza effettuato per il distacco della placenta. E ora dopo la tragedia si ritorna indietro: è stato chiuso un anno fa, il 15 luglio 2009, dopo un’ispezione dei carabinieri del Nas, il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Trebisacce a cui si era rivolta la donna di 27 anni, A.C., costretta poi ad andare a partorire a Rossano, dove la figlia è morta subito dopo la nascita.
La chiusura era stata disposta dalla direzione generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza dopo che i carabinieri avevano evidenziato gravissime carenze igieniche e strutturali con sale operatorie non a norma, apparecchiature mai revisionate e fili elettrici volanti. Oltre a tutto il blocco operatorio, nell’occasione furono chiusi i reparti di chirurgia generale, ginecologia ed ostetricia. I militari del Nas, nel corso di una’ispezione, avevano rilevato carenze ”tali da evidenziare situazioni oggettive di pericolo imminente sia verso il personale sanitario che verso gli utenti ricoverati”.
Quella di aprire un fascicolo è una decisione d’iniziativa della Procura dal momento che i genitori ed i familiari della neonata, che vivono ad Amendolara, nella zona dell’alto Ionio cosentino, non hanno presentato alcuna denuncia. Al momento la Procura non avrebbe adottato alcun provvedimento. ”E chi avrei dovuto denunciare?”, ha detto all’ANSA il cognato della donna.
”Sia a Trebisacce che a Rossano – ha aggiunto l’uomo, che lavora nell’ospedale di Trebisacce ed ha accompagnato la donna ed il marito nei due ospedali – il personale non ha sbagliato. Anzi, a Rossano sono stati encomiabili. Hanno subito capito quale era il problema e sono intervenuti con tempestivita’. Il problema è il tempo che si è perso per andare da Amendolara a Trebisacce e poi da qui a Rossano”.