CITTA’ DEL VATICANO – Il Papa tedesco sul luogo dell’eccidio nazista. Domenica 27 marzo, Benedetto XVI visiterà il Sacrario delle Fosse Ardeatine, a Roma, a 67 anni dal massacro di 335 civili e militari italiani compiuto il 24 marzo 1944 dalle truppe di occupazione tedesche, in rappresaglia per l’attentato subito il giorno prima in Via Rasella.
”Accogliendo l’invito dell’Associazione Nazionale tra le Famiglie italiane dei Martiri caduti per la libertà della Patria (Anfim) – dice la nota diffusà mercoledì 23 febbraio dalla Prefettura della Casa Pontificia -, il Santo Padre si recherà in visita privata al Sacrario delle Fosse Ardeatine, nel sessantasettesimo anniversario dell’eccidio, domenica 27 marzo 2011, alle ore 10”.
La visita di Benedetto XVI sarà la terza che un Pontefice compie alle Fosse Ardeatine, dopo quelle di Paolo VI il 12 settembre 1965 e di Giovanni Paolo II il 21 marzo 1982. ”Sono venuto per ascoltare – disse allora papa Wojtyla – le parole, forti e chiare, degli scomparsi, vittime della logica irrazionale e dissennata della barbarie omicida. Qui, dove la violenza si è scatenata in smisurata follia, essi invitano tutti alla solidarietà, alla comprensione, e ci assicurano che la vittoria definitiva sarà quella dell’amore, e non quella dell’odio”.
Sarà particolarmente significativa la visita sul luogo dell’eccidio nazista da parte del Pontefice tedesco, che già più volte – l’ultima durante il viaggio nel Regno Unito nel settembre scorso – ha pronunciato forti parole di condanna per il regime nazista. Il 28 maggio 2006, durante la sua visita in Polonia, Ratzinger visitò anche il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.
”Prendere la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini contro Dio e contro l’uomo che non ha confronti nella storia, è quasi impossibile – ed è particolarmente difficile e opprimente per un cristiano, per un Papa che proviene dalla Germania”, disse nel corso della preghiera in ricordo delle vittime del nazismo.
”In un luogo come questo – proseguì Benedetto XVI – vengono meno le parole, in fondo può restare soltanto uno sbigottito silenzio – un silenzio che è un interiore grido verso Dio: perché, Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo?”.
”E’ in questo atteggiamento di silenzio – aggiunse – che ci inchiniamo profondamente nel nostro intimo davanti alla innumerevole schiera di coloro che qui hanno sofferto e sono stati messi a morte; questo silenzio, tuttavia, diventa poi domanda ad alta voce di perdono e di riconciliazione, un grido al Dio vivente di non permettere mai piu’ una simile cosa”.
Per la sua efferatezza, l’alto numero delle vittime, e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, l’eccidio delle Fosse Ardeatine è diventato l’evento-simbolo della rappresaglia nazista in Italia durante il periodo dell’occupazione. Il massacro, nelle antiche cave di pozzolana nei pressi della Via Ardeatina, fu organizzato ed eseguito da Herbert Kappler, all’epoca ufficiale delle Ss e comandante della polizia tedesca a Roma, già responsabile del rastrellamento del Ghetto di Roma nell’ottobre del 1943 e delle torture contro i partigiani detenuti nel carcere di Via Tasso.
L’ordine di esecuzione (dieci italiani per ciascun tedesco morto a Via Rasella) riguardò 320 persone, poiché inizialmente erano morti 32 soldati tedeschi. Durante la notte successiva all’attacco di via Rasella morì un altro soldato tedesco e Kappler, di sua iniziativa, decise di uccidere altre 10 persone. Erroneamente, causa la ”fretta” di completare il numero delle vittime e di eseguire la rappresaglia, furono aggiunte cinque persone in più nell’elenco ed i tedeschi uccisero anche loro.
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