
LOSANNA – Più ispezioni internazionali, meno centrifughe e la chiusura dell’impianto al plutonio di Arak. In cambio, la fine delle sanzioni economiche e finanziarie da parte della comunità internazionale. L‘accordo-quadro sul nucleare iraniano raggiunto a Losanna, in Svizzera, da Teheran e il Gruppo 5+1 (Russia, Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) sembra allontanare una bomba atomica nelle mani della Repubblica Islamica, almeno secondo Washington. Ma non piace a Israele, che si sente ancora più minacciato. Benjamin Netanyahu, fresco di vittoria elettorale, rimane sempre più solo nel bocciare l’intesa e nel chiedere che l’Iran “riconosca il nostro diritto a esistere prima che si firmi l’intesa”.
In Iran resterà in funzione un solo reattore nucleare e i tempi per costruire la bomba saranno resi più lunghi dalla privazione dell’uranio altamente arricchito. L’intesa, però, dovrà essere firmata a giugno, dopo il via libera dell‘ayatollah Khamenei e dei Repubblicani al Congresso americano. Ma vediamo i punti dell’intesa siglata il 2 aprile, come spiega Maurizio Molinari sulla Stampa.
- IRAN PIù LONTANO DALL’ATOMICA – Con l’intesa di Losanna si allunga il “break time”, il tempo necessario all’Iran per raggiungere la bomba atomica: da 3 mesi a un anno. In questo modo la comunità internazionale avrebbe più tempo per concordare contromisure. L’accordo-quadro resterà in vigore per 10 anni, periodo durante il quale l’attività nucleare iraniana sarà monitorata. Per altri 5 anni Teheran dovrà rispettare alcuni impegni per “costruire una fiducia che prima non c’era”. Inoltre l’arricchimento dell’uranio sarà consentito solo in 5mila centrifughe di prima generazione, tutte nell’impianto di Natanz. Per i prossimi 15 anni l’Agenzia atomica dell’Onu (AIEA) dovrà certificare il rispetto degli obblighi.
- VINCITORI E VINTI – Dal negoziato escono vincitori Stati Uniti e Iran. Barack Obama perché convinto che il dialogo con i nemici rafforzi la leadership americana nel mondo, Hassan Rouhani perché vede riconosciuto il diritto all’arricchimento dell’uranio e, con la fine delle sanzioni potrà far ripartire l’economia. Escono perdenti Israele, che si è sempre opposto al nucleare iraniano, ma anche Paesi sunniti da tempo nemici dell’Iran, come Arabia Saudita ed Egitto. Dall’intesa esce indebolita anche la Russia, ridimensionata dal forte ruolo degli Stati Uniti nel negoziato.
- IMPATTO ECONOMICO DELL’ACCORDO – Se le sanzioni verranno tolte progressivamente, l’Iran potrà comunque tornare subito ad attirare capitali e investimenti stranieri e a pianificare la ripresa delle esportazioni di greggio. Allo stesso tempo le aziende americane ed europee potranno tornare a vendere i propri prodotti ad un mercato di 90 milioni di consumatori.
- NUOVI EQUILIBRI IN MEDIO ORIENTE – Se l’accordo verrà effettivamente firmato a giugno cui saranno notevoli cambiamenti: ci sarà un riavvicinamento di Stati Uniti e Iran, nemici giurati dalla rivoluzione khomeinista del 1979. Riavvicinamento importante vista anche la partecipazione di Teheran (sciita) contro l’Isis.
- LA REAZIONE DI ISRAELE – Secondo Tel Aviv nonostante l’accordo l’Iran continua a minacciare il Medio Oriente. Questa visione è condivisa da Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Algeria. Israele potrebbe puntare su una maggiore coesione con i Paesi sunniti in funzione anti-Iran o sui leader repubblicani al Congresso americano per ottenere delle modifiche importanti all’intesa.