L’Iran ha affermato oggi che “una nuova proposta” è stata avanzata da Usa, Russia e Francia per uno scambio di combustibile nucleare. Ma è stato prontamente smentito da Mosca, Parigi e dalla Casa Bianca, mentre gli Stati Uniti continuano, di concerto con Israele, il loro lavoro diplomatico per arrivare a nuove sanzioni contro Teheran. Gli Usa, la Russia e la Francia, ha detto oggi il capo dell’ Organizzazione iraniana per l’energia nucleare, Ali Akbar Salehi, hanno presentato una nuova proposta di comune accordo per risolvere il braccio di ferro dopo che, nei giorni scorsi, la Repubblica islamica ha avviato l’arricchimento dell’uranio al 20% per un suo reattore con finalità mediche a Teheran.
«Stiamo esaminando la proposta – ha detto Salehi – ma accetteremo di fermare le nostre attività solo se verranno accolte tutte le condizioni che abbiamo posto per lo scambio». In particolare, ha sottolineato, che esso sia simultaneo e avvenga in territorio iraniano. In novembre l’Iran ha respinto una proposta di scambio avanzata da Usa, Russia e Francia in base alla quale avrebbe dovuto consegnare il 70% del suo uranio arricchito al 3,5% per avere successivamente in cambio combustibile prodotto sulla base di uranio arricchito al 20 per cento. Martedì scorso il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha dato l’ordine di avviare l’arricchimento al 20% nell’impianto di Natanz.
“L’unica proposta” sul dossier nucleare iraniano è quella presentata dall’Agenzia internazionale dell’Energia atomica (Aiea) lo scorso ottobre, ha risposto il ministero degli Esteri francese. Anche Mosca ha negato che la Russia e i suoi partner abbiamo consegnato a Teheran nuove proposte in materia e in serata anche la Casa Bianca ha confermato: da noi niente di nuovo. La segretaria di Stato americana, Hillary Clinton, ha detto da Doha, in Qatar, dove si trovava in visita, che Washington sta lavorando a nuove sanzioni contro l’Iran per indurlo, ha affermato, a ritornare sulle sue “decisioni provocatorie”.
Già in dicembre la Camera Usa approvò misure per imporre sanzioni alle compagnie straniere che forniscono benzina all’Iran, che a causa della carenza di raffinerie è costretta a importare quasi il 40% della sua benzina benché sia produttore di petrolio. L’ipotesi di sanzioni contro Teheran oggi è stata anche al centro di colloqui a Mosca tra il presidente russo, Dmitri Medvedev, e il premier israeliano, Benyamin Netanyahu. Quest’ultimo avrebbe chiesto in particolare alla controparte di aderire a sanzioni dure nel settore energetico che contemplino anche il divieto di esportare carburante verso l’Iran, secondo quanto riferisce l’edizione online del giornale Haaretz.
La Russia, fino ad ora contraria a misure troppo severe nei confronti della Repubblica islamica, ha mostrato anch’essa segni di preoccupazione e irritazione verso Teheran negli ultimi giorni. Ma la Cina, che ha diritto di veto in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, continua a opporsi a nuove sanzioni, affermando che la via diplomatica è l’unica da seguire. Del programma nucleare iraniano hanno parlato oggi anche il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, e l’ammiraglio Mike Mullen, capo dei capi di stato maggiore riuniti degli Usa, in visita a Tel Aviv, dove per la settimana prossima è atteso anche il vicepresidente americano, Joe Biden.
La Turchia, che si è proposta come possibile mediatore e si è detta pronta a ospitare lo scambio di combustibile nucleare fra l’Iran e le grandi potenze, invierà domani a Teheran per colloqui il proprio ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu.
