Quota 25: è il punto più basso registrato dall’indice che misura la fiducia del consumatore americano. Un mese fa era a quota 37,4 e, secondo le attese, doveva scendere sì, ma non oltre 35,5. Sono numeri che rischiano di togliere valore ad un’altra cifra: il 60 per cento di americani che, a un mese dall’insediamento, approvano l’operato di Obama.
Se la fiducia del cittadino tiene, quella del consumatore, quindi del lavoratore, dell’imprenditore e dell’investitore americano declinano sempre più. Per fermarne la caduta il presidente si rivolge ancora una volta alla nazione. Parlerà, sarà notte in Europa, della pesante eredità di politiche di bilancio sbagliate e finanziariamente suicide, della urgenza di scelte governative in merito alla solidità e credibilità del sistema creditizio, dei nuovi investimenti in tecnologie e opere pubbliche per rimpiazzare con nuovi posti di lavoro quelli che, centinaia di migliaia al mese, gli Usa stanno perdendo.
Sarà quello di Obama un atto politico alla ricerca appunto della fiducia perduta. Fiducia che latita a Wall Street ma anche nelle case degli americani.
In Italia intanto Silvio Berlusconi esclude si possa e si debba arrivare a nazionalizzazioni sia pure temporanee di qualche banca. Secondo il premier non ve ne è ragione e i Tremonti-bond già stanziati per 10/12 miliardi sono sufficienti.