Il presidente americano Barack Obama, nel discorso al Congresso sullo Stato dell’Unione, ha lanciato un duro attacco contro i giudici della Corte Suprema che avevano negato qualsiasi vincolo e tetto ai contributi da parte delle aziende alle compagne elettorali: “Avete ribaltato un secolo di leggi sui finanziamenti elettorali”, ha detto e “avete rotto le dighe contro gli interessi privati”.
L’attacco del presidente ha lasciato impietriti i magistrati della Corte suprema che, in toga nera, erano seduti in prima fila. La magistratura americana è politicizzata senza finzioni e ipocrisie: è nominata dal governo e in particolare i giudici della Corte suprema, le cui sentenze fanno legge e influenzano per anni la vita dello Stato, sono nominati dal presidente in carica ogni volta che un giudice finisca di farne parte o per cause naturali o per dimissioni.
In questo momento la maggioranza dei giudici della Corte è di destra e questo ha determinato la vittoria di Bush nelle elezioni del 2000 (decisione sui brogli elettorali in Florida). L’orientamento di destra della Corte spiega anche la sentenza contestata da Obama che è favorevole agli interessi delle grandi “corporations”.
L’attacco di Obama è stato un po’ fuori dagli schemi e ha lascito di sasso il giudice Samuel Alito, di origine italo – americana, conservatore fin dalla più tenera infanzia e scelto da Bush e dai suoi consiglieri proprio per diventare il futuro uomo forte di destra della Corte.
Alito è rimasto basito, letteralmente a bocca aperta, ed è stato immortalato a mormorare, scuotendo la testa visibilmente contrariato: “Non è vero”.
L’incidente, che segnala un inasprimento anche verbale della politica americana, è una versione ‘soft’ dell’insulto ‘Sei un bugiardo!’ indirizzato in settembre da deputato repubblicano Joe Wilson ad Obama in occasione simile. Questa volta è successo che Obama ha criticato in modo aggressivo la Corte Suprema per la decisione presa la scorsa settimana di abolire i limiti esistenti ai contributi elettorali delle grandi compagnie, che Obama aveva definito “un colpo alla democrazia”.
Obama è tornato ad attaccare la decisione (premettendo l’affondo con un ironico “con tutto il dovuto rispetto per la separazione di poteri”) invitando il Congresso a porre un rimedio per evitare che “si apre l’alluvione degli interessi speciali, comprese le compagnie straniere, in grado di investire senza limiti nelle campagne elettorali”.
A queste parole i membri del Congresso sono balzati in piedi applaudendo con vigore, mentre i giudici della Corte Suprema sono rimasti impietriti a sedere. L’italo-americano Alito, uno dei cinque giudici conservatori che ha votato per 5 a 4 a favore della decisione pro-lobby, ha scosso più volte la testa mormorando ‘Not True’ (Non è vero).
L’incidente ha visto il potere esecutivo e quello legislativo uniti contro quello giudiziario in una immagine raramente vista in tempi recenti durante uno Stato dell’Unione. E’ insolito che un presidente attacchi in modo così diretto e plateale una decisione della Corte Suprema.
Sono apparsi imbarazzati anche i giudici della Corte Suprema che avevano votato contro e che quindi in teoria erano d’accordo con Obama.
L’altra rottura protocollare era avvenuta al Congresso nel discorso di Obama sulla riforma sanitaria in settembre quando il deputato  Wilson aveva urlato ‘Sei un bugiardo!’ al presidente, lasciando senza fiato gli stessi compagni di partito di Wilson, che aveva successivamente telefonato alla Casa Bianca per scusarsi. Poche ore prima dello Stato dell’Unione i leader repubblicani avevano ammonito i loro parlamentari a comportarsi bene stavolta, evitando incidenti.
