Una prova molto ardua e difficile aspetta ora il presidente americano Barack Obama. Una cosa è preparare un piano e presentarlo, una cosa è realizzarlo. E questa è l’unica cosa su cui tutti gli americani che in queste ore esprimono opinioni, per scritto o alla radio e alla tv sono d’accordo.
Ci sono gli entusiasti, che vedono nel piano di Obama un segno di radicale cambiamento: “Un piano coraggioso, per spazzar via le idee di Reagan”.
Ma sono proprio gli eredi di Reagan, sconfitti alle elezioni ma tutt’altro che sconfitti nel paese, che si preparano ad opporsi con tutti i mezzi, in nome dell’ideologia, delle convinzioni, della fedeltà alla linea del partito repubblicano.
Anche all’interno del partito democratico, comunque Obama non avrà vita facile. Il partito, come tutti i partiti, non è certo un blocco omogeneo e compatto rispetto alle idee e alle politiche. E, scrivono i giornali, sindacati e sinistra radicale spingono il presidente verso scelte più estreme.
“Per trasformare la sua visione in un budget”, scrive il New York Times, “il presidente dovrà formare una coalizione tema su tema” nel paese e soprattutto in parlamento. Al tempo stesso dovrà “tenere assieme il suo partito e respingere gli attacchi repubblicani”.