MOSCA, RUSSIA – Ha messo in imbarazzo il Cremlino e scosso la Russia per una intera giornata, prima della tuttora sospetta smentita dell’ interessato, la notizia della lettera di un orfano russo di 14 anni che ha chiesto a Vladimir Putin la conclusione dell’iter della sua adozione da parte di una famiglia americana che sente gia’ come sua, tanto da usarne gia’ anche il cognome.
Un iter bloccato dalla controversa legge con cui Mosca ha vietato recentemente tutte le adozioni a favore di cittadini Usa, in risposta alla ‘legge Magnitski’ americana che bandisce i dirigenti russi ritenuti coinvolti nella sospetta morte in cella dell’omonimo avvocato dopo che aveva denunciato vari funzionari governativi per una truffa da 230 milioni di dollari.
Maxim, questo il nome del ragazzo, e’ ospite dell’orfanotrofio numero 13 di Celiabinsk, sugli Urali, e da sette anni e’ in contatto con una famiglia statunitense della Virginia, Mil e Diana Wallen, che lo scorso anno ha deciso di adottarlo. Nel 2012 ci sono stati viaggi incrociati ed e’ stata avviata la procedura, ma ora la nuova legge russa ha bloccato anche tutte le adozioni gia’ in corso. L’adolescente, affetto da una malattia genetica, ha peraltro buone possibilita’ di essere curato oltreoceano, ma non in Russia.
A favore della richiesta, diffusa da tutti i media on line, si è schierato subito l’ombudsman locale: ”Maxim ha ormai rapporti molto forti con questa famiglia americana, e ritengo che non si possano rompere”, ha osservato Margarita Pavlova. In poche ore la notizia ha suscitato forte emozione nel Paese, soprattutto nel web, riaprendo le polemiche che hanno diviso pure il governo, in vista di una nuova marcia dell’opposizione domenica prossima a Mosca e in varie citta’ russe per contestare la legge ‘anti Magnitski’.
Una normativa che penalizza inutilmente gli orfani russi – soprattutto quelli malati o disabili che in Russia nessuno adotta – in uno scambio di leggi da guerra fredda. Ma sul caso sono piovute le prime smentite e varie accuse di provocazione. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha precisato che la presidenza non ha ricevuto alcuna lettera, mentre Pavel Astakhov, delegato del Cremlino per i diritti dell’infanzia, ha twittato che si tratta di un ”falso”, di una ”manipolazione vergognosa”. Anche il direttore dell’orfanotrofio di Celiabinsk ha smentito: ”Maxim non si e’ rivolto a nessuno, ne’ per iscritto ne’ a voce. E’ accanto a me, dice che nulla di tutto questo e’ vero. E’ una montatura giornalistica”, ha assicurato Denis Matsko, negando pure che l’ospite sia malato.
Sulla stessa lunghezza d’onda la deputata del partito putiniano Iekaterina Lakhova, una delle promotrici della legge ‘anti Magnitski’: ”E’ evidente che il ragazzo non ha fatto questo senza l’aiuto di adulti. Diventera’ un nuovo pretesto per indignarsi, per lanciare ancora qualche attacco contro la Russia”. Ma a Celiabinsk la giornalista Irina Gondarieva rivela di aver provato inutilmente a contattare Maxim in ogni modo e ipotizza che dopo il clamore suscitato dall’ iniziativa il ragazzo sia stato ”blindato” e sottoposto a pressioni. ”Non so se gli lasceranno dire la verita’ dopo che l’on. Lakhova ha definito questa storia una provocazione degli adulti”, ha scritto nel suo blog.
”Penso che Maxim chieda il nostro aiuto. Ho provato a contattarlo tramite il telefono, skype e le reti sociali, tutto inutile, forse lo tengono nascosto. Sembra che i dirigenti, spaventati a morte, blocchino ogni contatto di Maxim con il mondo esterno finche’ lo scandalo non passa”, prosegue Lakhova. In effetti Maxim e’ tuttora irreperibile per i media. L’ultima traccia del ragazzo era sulla sua pagina di V Kontakte, il Facebook russo, che ha postato un link al sito Celiabinsk.ru con la notizia della lettera a Putin, invitando a leggerla.
Sul profilo una foto di Maxim sorridente in mezzo a quelli che vorrebbe diventassero i suoi genitori. In serata la ‘bomba’ e’ stata disinnescata sugli schermi della tv statale, dove un evidentemente esitante Maxim e’ apparso per smentire la lettera a Putin, confermando pero’ di voler essere adottato da quella famiglia americana. I dubbi sulla lettera restano. Ma se e’ stata una provocazione, nonostante la strumentalizzazione di un minore, ha colto nel segno, perche’ il problema resta aperto.
