
ISLAMABAD – L’ex presidente del Pakistan, Pervez Musharraf, è stato incriminato per l’assassinio della leader del Partito popolare pachistano Benazir Bhutto.
L’ex generale, tornato di recente dall’esilio, è stato accusato di non aver impedito l’attentato terroristico del dicembre 2007 nel quale morì, dopo un comizio a Rawalpindi, la ex premier Bhutto.
Musharraf, 70 anni, salito al potere del Pakistan dopo un golpe militare nel 1999, da aprile è agli arresti domiciliari. Si è presentato martedì mattina, 20 agosto, davanti al tribunale antiterrorismo di Islamabad per una udienza a porte chiuse. I capi d’imputazione sono omicidio, cospirazione ai fini di omicidio e complicità in omicidio.
Musharraf ha respinto tutte le accuse. “Questo processo ha dei chiari fini politici. Sono innocente e lo proverò”, ha detto in aula, secondo fonti giudiziarie. I media non sono stati ammessi all’udienza, aggiornata al 27 agosto. Tra i testimoni citati dall’accusa c’è anche il giornalista americano Mark Segal, che aveva intervistato la Bhutto al ritorno del suo esilio nell’ottobre 2007. La ex premier gli aveva confidato che se le fosse successo qualcosa la responsabilità sarebbe stata di Musharraf.
Alla conclusione della sua inchiesta lo scorso 25 giugno, la Federal Investigation Authority (Fia) aveva incluso anche Musharraf tra le persone sospettate dell’attentato di Rawalpindi. Gli investigatori si erano basati proprio sulle dichiarazioni di Segal.
Lunedì 19 agosto un altro tribunale di Quetta, in Baluchistan, ha inviato a Musharraf una richiesta di comparizione per il 10 settembre relativamente al caso dell’assassinio di un leader separatista, Akbar Bugti. L’ex uomo forte di Islamabad è sotto processo anche per aver esautorato i giudici della Corte suprema durante lo stato di emergenza da lui proclamato nel 2007.
