Aids e crocefisso al centro dell’Angelus domenicale di Benedetto XVI. Il pontefice ha ricordato che il 1 dicembre ricorre il giorno della lotta all’Aids sottolineando l’impegno concreto della Chiesa che, a suo dire, «non cessa di prodigarsi per combattere l’Aids, attraverso le sue istituzioni e il personale a ciò dedicato».
Un impegno da portare sempre avanti, ha aggiunto il Papa, «moltiplicando e coordinando gli sforzi – perchè alla fine – si giunga a fermare e debellare questa malattia».
«Il mio pensiero e la mia preghiera vanno ad ogni persona colpita da questa malattia, in particolare ai bambini, ai più poveri, a quanti sono rifiutati», ha continuato Benedetto XVI. «Esorto – ha aggiunto – tutti a dare il proprio contributo con la preghiera e l’attenzione conncreta, affinché quanti sono affetti dal virus Hiv sperimentino la presenza del Signore che dona conforto e speranza».p
Nessun riferimento, invece, al tema della contraccezione e ai preservativi in particolare che il pontefice, in un contestatissimo intervento in Africa a marzo, definì inutili per risolvere il problema del virus Hiv. LA linea del Papa, però, appare sempre la stessa: più di ricerca scientifica «il mondo contemporaneo ha bisogno soprattutto di speranza: -ne hanno bisogno i popoli in via di sviluppo, ma anche quelli economicamente evoluti. Sempre più ci accorgiamo che ci troviamo su un’unica barca e dobbiamo salvarci tutti insieme. Soprattutto ci rendiamo conto, vedendo crollare tante false sicurezze, che abbiamo bisogno di una speranza affidabile, e questa si trova solo in Cristo».
Infine il Papa ha rivolto il suo saluto ai partecipanti alla “marcia per il crocifisso” che si era tenuta in mattinata a Roma: «Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare coloro che hanno preso parte alla marcia promossa dal Movimento dell’Amore Familiare per manifestare profondo amore al Crocifisso, riconoscendone il valore religioso, storico e culturale».