Alberto Fujimori, presidente del Perù per dieci anni dal 1990 al 2000, sta per dichiararsi coplevole di gravissime corruzioni, commesse durante il suo mandato, per evitareun processo che lo condannerebbe pesantemente. Ammettendo la colpa e dopo aver pagato una multa di 15 milioni di euro, il presidente nippo-peruviano eviterà un sanguinoso processo con 61 testimoni contro e anticiperà il verdetto.
Questo è l’ultimo processo, il quarto, contro l’ex presidente estradato dal Cile, dove si era rifugiato dopo gli scandali, nel 2007. Fujimori ha dovuto rispondere di avere intercettato telefonicamente con i servizi segreti i suoi avversari politici, di avere corrotto parlamentari di partiti dell’opposizione per passare dalla sua parte, di avere comprato con soldi del governo giornali e televisioni per guidare l’opinione pubblica a suo favore. Quando l’accusa ha chiesto a Fujmori di pagare le supermulte e di dichiararsi colpevole, il presidente ha risposto affermativamente.
Meglio pagare e farsi condannare subito che aspettare tutto lo svolgimento del processo che lo avrebbe portato in carcere. Una specie di rito abbreviato. Nell’inquietante curriculum dell’ex presidente ci sono anche altri processi: per non avere pagato alimenti alla moglie e per casi di sequestro e di stragi, ordinati agli uomini degli squadroni della morte. La strategia della ritirata dai processi è stata suggerita a Fujmori dal tentativo di non creare problemi alla figlia Kieka, che, ovviamente in Sud America, vuole candidarsi per fare il sindaco di Lima.
