NEW YORK, 12 OTT – Il Senato americano blocca il piano da 447 miliardi di dollari a sostegno del mercato del lavoro presentato dal presidente Barack Obama. Nel voto procedurale per avviare la discussione sul piano non e' stata raggiunta la quota dei 60 voti necessari.
Il voto restera' aperto per diverse ore in attesa che un democratico rientri a Washington ma l'esito non cambiera' con i 40 voti necessari per bloccare l'iniziativa gia' raggiunti.
Un 'no' che rischia – avverte il segretario al Tesoro Timothy Geithner – di causare una nuova recessione: ''Se il Congresso non agisce la crescita sara' piu' lenta e piu' persone saranno senza lavoro''.
Geithner va quindi all'attacco dei repubblicani, che controllano il Senato e dove, nel voto procedurale, non e' stata raggiunta quota 60 voti necessaria per avviare il dibattito. ''Se il Congresso non agisce e' perche' i repubblicani non vogliono fare nulla per aiutare l'economia''.
Il piano presentato da Obama ''e' buono e renderebbe l'economia significativamente piu' forte. Economisti indipendenti hanno stimato che il progetto creerebbe uno o due milioni di posti di lavoro'' aggiunge Geithner.
''L'economia si trova in una posizione migliore di quando il presidente ha assunto l'incarico: abbiamo molto lavoro da fare ma siamo in una posizione migliore per le misure prese dal presidente. Ora il dibattito e' su come rendere l'economia piu' forte nel breve e nel lungo termine.
Il presidente ha presentato un piano, che e' buono. Ritengo che abbiamo l'obbligo di fare qualcosa ora per far tornare gli americani al lavoro il prima possibile''.
L'economia americana ''e' danneggiata'' dalla crisi del debito dell'Europa, che dovrebbe agire ''con piu' forza. Gli impegni presi sono promettenti ma il mercato vuole l'azione. Ho fiducia: in Europa non ci sara' una nuova Lehman'' osserva Geithner.
Fra i problemi americani, la Cina. Lo yuan si e' rivalutato in termini reali del 10% dall'estate 2010 ma Pechino deve fare di piu' e gli Stati Uniti ''stanno facendo pressione'' spiega Geithner.
Il pressing dell'amministrazione segue quello del Congresso sulla Cina, con il Senato che ha votato a favore di un progetto che spinge la casa Bianca a essere piu' aggressiva nell'imporre dazi e sanzioni nei confronti dei paesi che manipolano le proprie valute. Il piano difficilmente diventera' legge, con la Camera che non ha intenzione di esprimersi al riguardo perche' teme una guerra commerciale.
