Mentre il presidente Barack Obama e i suoi consiglieri stanno cercando di decidere tra mille dubbi se inviare altre migliaia di soldati in Afghanistan per sconfiggere i talebani, gli afghani stanno cominciando a chiedersi se l’arrivo di altre truppe americane sia una buona idea, a quanto scrive il New York Times.
Nei bazar e nelle università del Paese, sono tangibili la stanchezza e l’impazienza di gente martoriata da un guerra che dura da otto anni ma che ha raggiunto scarsi risultati, infliggendo al contempo larghe perdite tra la popolazione civile.
Secondo il New York Times, molti afgani dubitano che i talebani possano essere sconfitti, e la maggioranza ritiene che con essi il governo di Kabul dovrebbe avviare negoziati. Se proprio altri soldati Usa devono venire, è opinione diffusa che dovrebbero essere utilizzati solo per addestrare le forze armate afgane a prendersi il maggior carico della guerra in maniera che gli stranieri possano andarsene.
”Cosa hanno ottenuto gli americani in otto anni?” chiede Abdullah Wasay, 60 anni, un farmacista a Charikar, cittadina ad una ventina di km da Kabul. Esprimendo un commento reso anche da altri afghani, Wasay ha dichiarato al Nyt: ”gli americani dicono che con i loro aerei possono colpire un uovo ad una distanza di 18 km, e allora come mai non riescono a colpire i talebani?”
Le interviste condotte dal Nyt a Kabul, in contigue zone rurali e province con semplici cittadini e funzionari governativi sottolineano le difficoltà che gli americani e il governo centrale incontrerebbero se Obama decidesse l’invio di altre truppe: 25 mila, come richiesto dal comandante delle forze Usa in Afghanistan, generale Stanley McCrystal.
L’ostilità all’arrivo di altri militari stranieri (attualmente gli Usa hanno in Afghanistan 160 mila soldati, che a detta di molti non stanno compiendo grandi progressi contro i talebani) è particolarmente sentita nel sud di etnia Pashtun, ma si sta diffondendo anche in altre parti del Paese. L’arrivo di altre truppe Usa potrebbe rendere tale ostilità maggioritaria, in particolare se dovessero aumentare le vittime civili e provocare una intensificazione degli attacchi talebani.
Le opinioni dei comuni cittadini afghani contrastano nettamente con quella dei funzionari governativi di Kabul e dei comandanti americani, favorevoli ad una massiccia controffensiva contro i talebani coadiuvata da nuovi contigenti di truppe Usa. Il governo di Washington ha fatto sapere di appoggiare l’idea di negoziati con la parte più moderata dei talebani, ma solo dopo aver sedato la rivolta che avviluppa il Paese. Medesima posizione è stata espressa dal ministro dell’interno afghano, Anif Atmar, che si è detto ”completamente d’accordo” col generale McChrystal.
Ma a conclusione delle sue interviste, il Nyt rileva che tra gli afghani sta diminuendo la certezza di un impegno duraturo degli Stati Uniti, e aumentando la convinzione che la sola via verso la pace siano negoziati con i talebani. ”Sono figli di questo Paese”, ha dichiarato Mohammed Younnis, un commerciane a Charikar, ”ed è giusto che si negozi con loro”. Ha aggiunto: ”il governo è afghano e i talebani sono afgani. Anche con loro si dovrebbe provare

a ricostruire assieme il Paese”.
