Lo smantellamento di una rete di dieci spie russe infiltrate da molti anni negli Stati Uniti ha fatto soffiare per alcune ore gelidi venti di Guerra Fredda sul reset nei rapporti tra Washington e Mosca. Ma l’indignazione del premier Vladimir Putin per gli arresti e per la spettacolarità dell’annuncio di ieri è stata seguita da un messaggio sdrammatizzante della Casa Bianca: la vicenda non influenzerà il reset avviato con successo nei rapporti tra i due Paesi. Resta però l’imbarazzo per la vicenda divampata domenica con gli arresti delle spie e lunedì con l’annuncio del ministero della Giustizia Usa pochi giorni dopo il grande benvenuto dato da Obama alla Casa Bianca al presidente russo Dmitri Medveved.
Aggravato dal fatto, emerso solo oggi, che Obama era sicuramente al corrente della vicenda quando giovedì ha portato il suo ospite a mangiare hamburger e patatine fritte in una tavola calda della Virginia proprio per sottolineare il calore del rapporto personale tra i due leader. Intanto l’Fbi preparava il blitz contro le dieci talpe russe che per anni si erano infiltrate nel cuore dell’America, tra le villette di New York e i professori di Harvard.
Nel colloquio tra Obama e Medvedev la vicenda dello spionaggio non era comunque mai stata menzionata. Alcune fonti hanno fatto sapere che il presidente Obama non era contento del tempismo degli arresti (dopo anni di indagini) cosi’ a ridosso del suo benvenuto a Medvedev. Ma l’Fbi ha fatto pressioni sottolineando che una delle spie sorvegliate stava per fuggire ed occorreva quindi agire rapidamente.
Nella vicenda è intervenuto oggi con vigore Putin: ”La polizia in Usa è andata fuori controllo, scaraventando persone in carcere: spero che quanto sta accadendo – ha ammonito – non danneggi i progressi raggiunti nelle nostre relazioni”. Gli ha risposto prima il dipartimento di Stato: ”Abbiamo fatto significativi progressi negli ultimi 18 mesi. Abbiamo raggiunto risultati concreti. Andremo avanti per questa strada, nonostante tutto”.
Un messaggio poi rinforzato dalla Casa Bianca con parole analoghe sottolineando la cooperazione degli ultimi tempi con Mosca all’Onu su temi come l’Iran e la Corea del Nord. Il ministero degli Esteri russo aveva ha ammesso che le persone arrestate sono cittadini russi, aggiungendo che non avevano pero’ ”commesso alcuna azione contro gli interessi americani” ed ha chiesto che i legali del consolato russo possano vedere gli arrestati. Il tempismo dell’annuncio di ieri ha provocato oggi non solo le smentite indignate delle autorita’ russe (”sono accuse infondate”) ma anche pungenti rimostranze sulla spettacolarita’ dell’annuncio ”fatto nello spirito di passioni spionistiche da tempi della Guerra Fredda” e sul tempismo ”sullo sfondo del reset nei rapporti tra Russia e Stati Uniti”. L’inchiesta ha dimensioni internazionali.
Un undicesimo sospetto, un canadese con passaporto americano, è stato fermato ma poi rilasciato su cauzione oggi a Cipro. Alcuni degli agenti che si erano infiltrati negli Usa, comprese alcune coppie con bambini, affermavano di essere canadesi o peruviani. Altri avevano usato falsi passaporti irlandesi e britannici. Londra e Dublino hanno aperto inchieste per indagare sull’origine dei passaporti falsi. Per molti in Russia non vi sono dubbi. Si tratta di una manovra dei ‘Falchi’ che cercano di sabotare il miglioramento dei rapporti tra i due Paesi, fatto scattare da Obama col famoso reset.
 ”E’ anche un colpo contro il presidente Obama”, affermano. Ma è anche un colpo contro la ratifica del nuovo trattato START 2 da poco firmato. Secondo l’Fbi tra gli obiettivi dati agli agenti dai loro capi a Mosca c’era quello di acquisire informazioni in molti campi: dai programmi del Pentagono sulle bombe ad alta penetrazione ai criteri di selezione dei nuovi agenti della Cia. Tra le frasi in codice usate dalle spie: ”Ma non ci siamo incontrati l’anno scorso in aprile in Thailandia?”. La risposta attesa: ”Non era aprile ma piuttosto il mese di maggio”.