MOSCA – All'indomani di una vittoria elettorale che suona come una sconfitta, il premier Vladimir Putin promette di rispondere alle richieste di modernizzazione della societa', di rinnovare governo e governatori, di combattere una corruzione che pero' ritiene estranea al suo partito Russia Unita. Ma oggi la risposta alla seconda giornata consecutiva della protesta di piazza, che vola sulle ali di Facebook, e' sempre la stessa, se non peggiore: oltre 300 arresti in una Mosca blindata anche con colonne di camionette e truppe speciali, nel timore di una rivoluzione arancione o in stile arabo.
In cella sono finiti tra gli altri l'ex vicepremier Boris Nemtsov, lo scrittore Eduard Limonov e il numero due del Partito riformatore filo-occidentale Iabloko Serghiei Mitrokhin (rilasciato in serata). Un tribunale della capitale ha inflitto inoltre 15 giorni di carcere, il massimo della pena, ad Ilia Iashin, uno dei leader di Solidarnost, e Alexiei Navalni, il piu' popolare blogger russo, entrambi accusati di resistenza a pubblico ufficiale dopo essere stati arrestati ieri insieme ad altre 300 persone nella piu' grande manifestazione mai organizzata negli ultimi anni dall'opposizione extraparlamentare.
Un'onda di protesta bloccata nello stesso modo a San Pietroburgo (20O arresti stasera) e in altre citta' russe (Samara, Rostov sul Don). La tv di opposizione Dozhd l'ha gia' battezzata ''rivoluzione Facebook'', mentre le tv di Stato passano sotto silenzio il pugno di ferro contro il dissenso. Ma la rete sembra ormai il vero motore della contestazione e riesce a portare in piazza migliaia di persone con il tam tam sul Facebook russo e sul Livejournal.
L'arresto e la condanna di Navalni, impegnato nel denunciare la corruzione imperante, rischiano di ritorcersi contro il potere: il carismatico blogger, infatti, e' la figura emergente dell'opposizione, l'anello che puo' saldare la rete con la piazza.
''Mettendolo in galera hanno fatto l'errore piu' stupido che potessero fare'', osserva l'attivista per i diritti umani Andrei Mironov, ex prigioniero politico ed ex dissidente presente stasera nella piazza Triunfalnaia presidiata da camionette militari e truppe di Omon, gli agenti antisommossa. ''Il vero parlamento, il luogo della discussione, non e' la Duma ma la rete, che non e' controllabile dal potere e sta lentamente politicizzando vasti strati della societa' suscitando indignazione per brogli e corruzione documentati con tanto di video'', aggiunge.
''I fischi a Putin sono l'inizio della fine, le proteste continueranno, anche durante le presidenziali, e la svolta arrivera' dai 20-30enni cresciuti senza il paternalismo sovietico conservato da Putin'', profetizza. Accanto a lui, nella folla, anche due deputati del partito di centrosinistra Russia Giusta, Ghennadi Gudkov e Ilia Ponomarov, venuti a portare solidarieta' alla protesta contro le ''elezioni farsa'', promossa via Facebook da un nuovo gruppo denominato ''La Rivoluzione continua? Si'!''.
Una protesta non autorizzata, che autorizza quindi la polizia a fare il pieno di manifestanti caricandoli uno ad uno sui pullmini. ''Russia senza Putin'', gridano senza opporre resistenza. Nella folla anche qualche mamma in ansia per i propri figli rivoltosi. A contestarli, gridando ''Russia, Russia'', centinaia di giovani Nashi filo Cremlino che agitano il tricolore, mostrano il ritratto del presidente Medvedev e suonano i tamburi per coprire gli slogan degli avversari.
''Come si faceva in epoca sovietica quando disturbavano le frequenze di Radio Liberty'', osserva Mironov. Anche l'imponente raduno dei Nashi non e' autorizzato, ma gli Omon non muovono un dito contro di loro: sono stati creati apposta dall'ideologo del Cremlino Vladislav Surkov, come arma di massa contro il rischio di rivoluzioni arancioni e le proteste di piazza dell'opposizione liberale. Loro, in piazza, ci possono andare quando vogliono.
