
WASHINGTON, STATI UNITI – Dopo oltre due anni e mezzo di guerra fratricida, oltre 100 mila morti e milioni di profughi, per un intervento militare internazionale nel mattatoio siriano sembra ora solo questione di giorni: il presidente americano Barack Obama e il premier britannico David Cameron prenderanno una decisione su una serie di possibili blitz contro il regime siriano ”entro 48 ore”. Poi, ”entro 10 giorni”, potrebbe scattare un attacco missilistico – forse già giovedì o venerdì – in risposta al presunto uso di armi chimiche da parte del presidente siriano Assad contro i ribelli asserragliati in un sobborgo di Damasco.
Si tratta di un’indiscrezione della stampa britannica, che pero’ cita fonti governative, sulla scorta di una telefonata di 40 minuti tra Obama e Cameron; questi ha deciso di interrompere le sue vacanze per presiedere una riunione del consiglio nazionale di sicurezza. E incalzando sul fattore tempo, anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha affermato che ”ogni ora” e’ importante per l’indagine che gli ispettori delle Nazioni Unite devono svolgere. Ispettori che peraltro lunedi, al primo giorno di lavoro sul campo, sono stati presi di mira da cecchini non meglio identificati, per fortuna senza conseguenze.
Frattanto la Russia continua sempre piu’ allarmata ad ammonire sulle possibili conseguenze di un attacco – ”estremamente gravi”- e soprattutto ad affermare che un intervento senza un mandato Onu sarebbe una ”grossolana violazione” del diritto internazionale. “Non ci sono ancora prove che l’attacco del 21 agosto sia stato opera delle forze di Assad”, ha ripetuto anche lunedi Vladimir Putin in un colloquio telefonico con Cameron. Anche per il ministro degli Esteri Emma Bonino un intervento militare senza la copertura dell’Onu non e’ praticabile e prima di assumere qualunque iniziativa è bene “pensarci mille volte”, perchè le “ripercussioni potrebbero essere drammatiche”.
La Casa Bianca ha smentito che un’operazione militare potrebbe scattare ”nei prossimi giorni”, e allo stesso tempo il segretario alla difesa Chuck Hagel ha affermato che ”se ci sara’ una azione, verra’ concertata con la comunita’ internazionale, e nel quadro di una giustificazione legale”. Una formula vaga, a cui fanno da contraltare anche le affermazioni del ministro degli Esteri britannico William Hague, secondo cui un intervento per rispondere all’uso di armi chimiche e’ possibile anche senza il consenso unanime del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Anche il suo collega turco Ahmet Davotoglu ha di fatto messo le mani avanti affermando che Ankara partecipera’ a qualsiasi coalizione internazionale che decida di intervenire in Siria, anche se non sarà possibile raggiungere un vasto consenso all’Onu.
”Attualmente circa 36-37 paesi stanno discutendo delle alternative. Se si formera’ una coalizione contro la Siria in questo processo, la Turchia prendera’ il suo posto”, ha detto. Il capo della diplomazia francese Laurent Fabius ha a sua volta lasciato intendere che i tempi sono stretti, affermando che una reazione occidentale verra’ concordata ”nei prossimi giorni”, pur se ”non è stata ancora presa alcuna decisione”. La cancelliera tedesca Angela Merkel, finora contraria ad un intervento militare, ha detto che l’attacco del regime siriano alla periferia di Damasco ”deve essere indagato” e soprattutto che ”non puo’ essere lasciato senza conseguenze”.
Anche la Nato è convinta che ”qualunque utilizzo confermato di armi chimiche sarebbe completamente inaccettabile e una chiara violazione del diritto internazionale”, affermando tuttavia che si tratta di ”una questione che l’intera comunità internazionale deve affrontare”. In quest’atmosfera, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha assicurato, rispondendo ad una domanda, che anche se dovesse esserci un attacco armato in Siria, la Russia ”non ha piani di scendere in guerra con chicchessia”. Parole che sembrano far trasparire la convinzione che un attacco sia imminente, cosi’ come le parole dello stesso presidente Assad al quotidiano russo Izvestia, secondo cui gli Usa ”falliranno” se attaccheranno la Siria, “così come in tutte le precedenti guerre che hanno scatenato dal Vietnam ad oggi”.
